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Nostradamus

a cura di Andrea Ricchiuto

        

Michel Nostradamus ha sempre suscitato, al solo pronunciarne il nome, oscure ansie e paure, che sono quelle dell’ignoto. La maggior parte degli uomini preferisce vivere i propri giorni così come vengono, senza preoccuparsi, e anzi avendo timore del tempo futuro, quasi come struzzi con la testa nella sabbia. Gli eventi poi accadono improvvisi e inaspettati, determinando sorpresa, sconvolgimento e dolore. Tuttavia l’imminente alba del nuovo millennio ha fatto riscoprire a molti l’opera di Nostradamus e nel solo 1999 sono stati pubblicati o ristampati numerosi libri sul Veggente di Salon. Nell’esaminare le centinaia di opere di commento alle Centurie scritte nel corso dei secoli è facile constatare l’enorme disparità di interpretazioni, una constatazione che fa comprendere perché Nostradamus sia stato ritenuto un veggente ambiguo ed oscuro, nella cui opera poteva leggersi tutto e il contrario di tutto. Il motivo principale di questa ambiguità è il fatto che sino ad oggi nessuno è stato in grado di proporre per le Centurie una datazione accettabile, con la conseguenza che la stessa quartina veniva riferita a un evento già verificatosi che vi sembrava riconoscibile oppure a un non ben determinato tempo futuro. Da qui la confusione, le ambiguità e l’accusa spesso mossa a Nostradamus di essere un veggente di quanto già accaduto. Eppure il Veggente, sia nella parte in prosa rappresentata dalle lettere al figlio Cesare e ad Enrico di Francia, sia in alcuni versi, aveva indicato l’esistenza di alcune chiavi che avrebbero consentito di determinare la cronologia delle sue predizioni e soprattutto di fissare il tempo abbracciato dalle sue profezie. Ma quelle chiavi erano mascherate in modo tale da non farle intendere e a volte da non farne nemmeno immaginare l’esistenza. Perciò è nata l’esigenza di definire innanzitutto la cronologia dell’opera, cercando di individuare il tempo fino al quale si estendono le profezie. Solo in tal modo è infatti possibile inserire le quartine in un preciso contesto temporale e dare alle vicende del tempo futuro una collocazione determinata. L’esame delle due lettere ha fornito i primi importanti riferimenti: la lettera al figlio Cesare ha consentito di giungere a una prima determinazione del tempo in cui finiranno le profezie. La lettera a Enrico, invece – che celava un incredibile marchingegno, una sorta di gigantesco puzzle letterario-, una volta riordinata, ha permesso di indicare un tempo ancor più definito, grazie alla risoluzione dell’enigma biblico contenuto in due suoi passi. Infine un passo della lettera a cesare ha consentito di determinare giorno, mese ed anno della fine delle profezie: il 2 giugno del 2025. Nella lettera a Enrico vengono rilevati numerosi tranelli enigmistici, anagrammi, doppi sensi e crasi linguistiche frutto dell’impiego fatto dal Veggente del linguaggio verde, usato dagli alchimisti rinascimentali per non fare comprendere ai profani quanto intendevano esporre. Un ulteriore ausilio nella definizione della cronologia è giunto dalle sestine, opera dai più ritenuta spuria ma invece riferibile, sia pure indirettamente, a Nostradamus. Le sestine infatti, a differenza delle quartine, presentano numerose date mascherate inizianti con il sei (seicentosei, seicentosette, ecc..) e le date celate dietro queste cifre sono state tutte individuate grazie alla soluzione di un enigma contenuto in una quartina di apparente scarso significato. Grazie alle sestine è stato possibile fissare numerosi paletti temporali all’interno del periodo di tempo già determinato ed inserire tra un paletto e l’altro le quartine che parevano adattarsi agli eventi narrati nelle sestine datate. Infine i riferimenti astrologici, hanno consentito di fissare ulteriori paletti temporali e di disegnare così un quadro d’assieme, in grado di dare un’esposizione quasi storica del tempo futuro, anno per anno dal 1999 al 2 giugno del 2025, come se gli eventi si fossero già verificati. Messa alla prova delle congiunzioni astrali che datano gli eventi nelle quartine, la cronologia così individuata ha trovato piena conferma in tutte le effemeridi astrologiche contenute nelle quartine. E’ sicuramente possibile che la collocazione temporale di un singolo avvenimento non sia del tutto corretta, ma la cronologia complessiva è difficilmente obiettabile, ed eventuali errori nei particolari non inficiano il quadro d’assieme, che appare confermato da numerosi riscontri. L’intera opera di Nostradamus ruota intorno alla sua misteriosa cronologia, che lo porta a suddividere il tempo passato, presente e futuro in otto millenni, nel cui ambito si viene a snodare il dramma umano. Nell’ampio respiro di questo tempo si riferiscono le vicende, le guerre, i fatti e i personaggi, quasi che l’artista abbia voluto lasciare all’immaginazione del visitatore i contorni degli accadimenti rappresentati. La storia dell’umanità è scandita per lo più da eventi luttuosi e apocalittici: si ricordano le guerre, le battaglie, gli eccidi, le rivoluzioni mentre i periodi di pace, visti per lo più come parentesi tra i periodi di guerra, si dimenticano facilmente. L’opera di Nostradamus non si discosta da questo comune sentire: egli appare quasi come un cronista giunto dal passato a spiare gli accadimenti futuri che si soffermi presso le edicole dei giornali a leggere i titoli e gli avvenimenti, annotando quelli di maggior rilievo che sono per la maggior parte tristi e luttuosi. Il periodo storico in cui visse Nostradamus, la prima metà del ‘500, è connotato dall’oppressione della Chiesa Cattolica, che si manifestò soprattutto nella costituzione del Tribunale della Santa Inquisizione e nei processi per eresia o stregoneria, che il più delle volte si concludevano con la condanna al rogo del malcapitato. Nostradamus oltre che astrologo, fu anche alchimista, ma tenne accuratamente celati quegli studi, in quanto perfettamente consapevole del grave periodo che avrebbe corso se si fosse venuto a sapere di questa sua inclinazione. Dunque il contesto storico, politico-sociale e religioso del tempo non consentiva al Veggente di esprimersi liberamente, né di svelare quali fossero il suo vero sentire e le sue convinzioni religiose e filosofiche. La lettura e l’interpretazione dell’opera non possono sottrarsi alla consultazione di testi antecedenti ad essa, che Nostradamus non poteva che avere presente. Innanzitutto l’Antico ed il Nuovo Testamento e di questo l’Apocalisse di Giovanni. Poi le opere dei Padri della Chiesa, dei filosofi classici e dei mistici medievali e ancora i testi classici sull’Egitto e sulla sua storia, testi di astrologia e di alchimia e quant’altro costruiva il bagaglio di uno studioso dell’epoca. Solo con l’ausilio di tali elementi è possibile un serio approccio all’opera del Veggente e un’oggettiva e non fantasiosa interpretazione delle sue profezie. Molti studiosi si sono industriati nella ricerca di una chiave di lettura segreta delle Centurie ma questa chiave non esiste, come è dimostrato dall’assoluta incoerenza dei risultati: il Veggente si limitò a stendere quartine in ordine cronologico per poi scompaginarle senza alcun criterio logico, con la conseguenza che ogni quartina deve essere interpretata singolarmente e poi messa in relazione con altre per le quali si sia verificato un riferimento al medesimo periodo temporale. Leggere l’opera di Nostradamus costituisce un affascinante viaggio nel tempo del non ancora avvenuto, nella speranza di trovare in essa la certezza di un domani migliore per l’umanità.

Per chi volesse saperne di più su Nostradamus e la sua affascinante opera, consiglio ai lettori interessati di leggere il libro “Settimo Millennio” di Luciano Sampietro

         

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