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La regina Nera Caterina dè Medici

a cura di Maxim79

Caterina dè Medici: La regina NeraCaterina dè Medici nacque a Firenze da Lorenzo dè Medici, Duca di Urbino "a cui il Macchiavelli dedicò il PRINCIPE". Nel 1533 sposò Enrico II il quale alla sua morte lasciò tutto il comando dei suoi regni a Caterina che si rivelò capace di governare con abilità sorprendente. In nome della ragione di stato fece sterminare senza nessun indugio centinai di nemici al solo minimo sospetto; tuttavia questa eccessiva freddezza celava un temperamento inquieto e angosciato, che la portò a circondarsi di astrologi alchimisti, negromanti, e a ricorrere a talismani magici. I protestanti fecero una descrizione piuttosto particolare di Caterina descrivendola come una figura piena di ambiguità e spietatezza "riferendosi a come condusse alcune operazioni". Questa veniva associata anche a riti poco chiari e misteriosi. Lo storico Bainton descrive le operazioni di Caterina come opere della peggior strega... In una notte di luna piena allo scoccare delle tre, teschi di neonati uccisi per strangolamento venivano posti sulle foglie di un albero di fico, cresciuto nel lato settentrionale di un convento abbandonato; attorno ai teschi venivano sparsi acini d'uva da una suora cacciata dall'ordine. Caterina, indossando una lunga cappa nera, conficcava nei crani dei lunghi aghi d'argento, invocando la morte dei nemici di cui proferiva il nome durante la cerimonia. In questo modo avrebbe procurato la morte di Baptiste de Coligny, un giovane audace suo nemico personale. Molto spesso Caterina durante le sue operazioni di magia nera usava anche delle particolari statuine di cera e di creta, alte poco più di due palmi con sopra incisi i nomi delle persone da colpire; essa procedeva conficcando degli spilloni d'argento "sue armi magiche preferite" conficcandoli profondamente e con immenso odio nelle statuine. A volte questi riti venivano assistiti dal suo astrologo confidente e amante, Ruggeri. A volte accendeva delle candele nere che circondavano la statuina dal libro dei rituali leggeva le particolari preghiere, poi colpiva con forza le statuine con un pugnale dalla sottilissima lama d'argento, che portava sempre con sè, oppure con spilloni a seconda se voleva uccidere subito oppure far soffrire a lungo la sua vittima. Mentre Caterina colpiva la statuina recitava una delle tante preghiere a seconda del rituale...
   

"Per il potere del Grande Adonay,
Elohim, Ariele, Jehovah,
io vi ordino di attirare su questa persona
il fuoco e l'acqua che tutto congiuri contro.
Voi Grandi Spiriti della luce delle Tenebre
umilmente vi prego di concedermi il vostro aiuto, grazia ed amicizia,
perché in queste imprese io possa realizzare il mio desiderio di liberarmi
dai nemici a di quanti si oppongono al mio volere.
Pongo tutta l'anima, il cuore, la vita, la volontà per arrivare ad ottenere
la particolare sapienza
Che permette all'umano intelletto di prevalere.
Come offerta per voi spiriti
degnatevi accettarla".

      

LA REGINA NERA E NOSTRADAMUS

Caterina era solita essere molto volenterosa e da quando si era data alla bassa magia non c'era stata occasione in cui non ne avesse dato dimostrazione, sapendo che "la volontà" è un elemento fondamentale con cui si opera in magia. Questa infatti darebbe il potere di influire sugli altri. Con questa sua volontà si salvò la vita in molte occasioni. Un episodio:

Siamo nella Cappella di San Domenico nel palazzo reale. Un assassino assale Caterina. Il sicario alza un pugnale pronto a sferrare il colpo, ma un istante prima di abbassare la lama
incrocia lo sguardo acuto di Caterina, solo qualche istante ma sufficiente... La lama colpisce la dama di compagnia uccidendola. Questa era una traditrice infatti fu proprio lei a permettere all'assassino d'introdursi nella Cappella per uccidere Caterina. Cosa abbia indotto il sicario ad uccidere la sua complice rimane mistero, si ipotizza che il forte magnetismo della Regina, avvertita del complotto abbia influito sul volere dell'assassino portandolo ad uccidere la dama traditrice. Caterina volle conoscere Nostradamus e lo invitò a compiere una operazione di magia nel castello di Chaumont sur Loire per sapere tutto il suo futuro. Nostradamus prese uno specchio rettangolare di acciaio e scrisse sui quattro angoli "con sangue di piccione maschio" le parole magiche: Jehova, Elohim,
Mittatron, Adonay. Dopo giorni di invocazioni la regina venne ammessa aChambord-ride-chaumont mezzanotte per partecipare alla cerimonia magica. La sala era avvolta dal fumo dell'incenso che purificava l'aria. Nostradamus stava all'interno di un doppio cerchio magico tracciato con una corsia di legno benedetto. Lo specchio era posato su un camino. Il mago invocò ad alta voce l'angelo Anael che non tardò ad apparire; egli precedeva i tre figli di Caterina, Francesco II, Carlo IX ed Enrico III, che fecero il giro della sala, nello specchio, ris
pettivamente una / quattordici-quindici volte: un anno / quattordici-quindici anni di regno. Enrico III è l'ultimo dei Valois, poi tocco a Enrico di Borbone, che comparì ventuno giri. La regina rimase molto impressionata e le profezie si avverarono.
   

Chateau Gaillard

      

LE RAGAZZE MAGHE

Enrico IIIIn pochi sanno che Caterina si circondava come guardi del corpo da giovani tutte senza scrupoli e moralità, dedite alla magia nera. La regina era la loro maestra e per lei dimostravano un fanatismo che rasentava la follia. Si radunavano nelle notti di luna piena, in una chiesetta abbandonata nella periferia di Parigi e li celebravano i loro riti che culminavano in un orgia sfrenata. Lailaing un cronista dell'epoca che assistette ad uno di questi riti (ma poi dovette fuggire perché Caterina lo condannò a morte per le imprudenti dichiarazioni sul suo nero operato) racconta: "nella chiesa illuminata da decine di candele, si trovavano riunite una ventina di donne, parlavano a bassa voce e ne risultava un mormorio confuso che non era di preghiere, talvolta uno scoppio di risa soffocate venivano da quel mormorio. Quelle donne erano tutte di una estrema giovinezza, la più vecchia superava di poco i venti anni, erano elegantemente vestite e tutte belle. Nessuna di esse portava sul viso quella timidità che hanno le giovani vergini, avevano lo sguardo ardito e duro con qualche cosa di feroce, implacabile. Nonostante il loro modo altero, più di una di quelle donne era sovranamente bella, di quella bellezza che ispira tragici amori. Tutte quelle convenute erano armate poiché ad un tratto sfoderarono dei solidi e pericolosi pugnali, tutti eguali, con impugnatura a forma di croce, con unico ornamento un rubino. Ci fu nella chiesa tutto ad un tratto un gran silenzio e gli sguardi si volsero verso l'altare maggiore ad un soffocato mormorio si sentì: "La regina, è arrivata la regina". Tutti si alzarono e stettero in silenzio con gli sguardi volti verso il loro capo e maestro. La regina era interamente vestita di nero, un lungo velo l'avvolgeva e le nascondeva il volto, pareva un fantasma. Caterina, rigettando il velo che le copriva, si volse verso le giovani che fortemente impressionate la guardavano con una sorte di timore reverenziale. Dall'alto dei gradini dell'altare, la regina pareva molto più alta, nella penombra il suo viso pareva livido, solo i suoi grandi occhi vivevano in quel viso e brillavano come quelli di un felino. La regina gettò un lungo sguardo sulle giovani e muoveva le braccia con movimenti lenti, misteriosi, gesti di maga che si preparava compiere un rito sacrificale. Ad un cenno della regina emersero dalla penombra due donne velate, una portava in braccio un agnellino da latte, l'altra una bacinella ed un affilato coltello dalla lama ricurva. Uterina prese il coltello e lo sollevò in alto e disse:
    

"nel nome sette volte sette
di Colui che dall'ombra tutto può
di colui che guida i suoi fedeli,
la sua sacerdotessa
e per tutto il respiro che gli devo,
chiedo in nome dei sette pianeti magici:
Sole, Luna, marte, Mercurio, Giove, Venere, Saturno, di aiutarmi nel governo
del mio regno,
e dominare su tutti quanti i miei nemici;
Boas, Tuibalioon, Elmar, Mannari,
sacrifico questo agnellino in tuo onore
al fine che tu aumenti le mie cognizioni magiche"

   
Dopo l'invocazione, con un deciso colpo tagliò la gola alla bestiola e fece defluire il sangue nella bacinella, ne bevve e a turno le ragazze ne bevvero un sorso a loro volta. La luce della luna passando dalla finestra illuminò la regina che alzò le braccia e la invocò:
   

"O pallido astro d'argento,
tu che governi le cose occulte,
gli amori segreti,
la giustizia che vogliamo noi,
purifica con la tua argentea luce
i pugnali delle mie fedeli ragazze,
fa che diventino eccelse nella magia
sotto la tua guida e con il mio modesto sapere.
Per Habi, Bautz, Tinafret, Zagael, Jonatel,
ti invoco,
aiutaci affinchè abbiamo la felicità,
la fortuna, il potere e l'amore,
l'amore scatenato dai sensi,
la grande ebbrezza che travolge e fa scordare ogni cosa,
dolce oblio
per Alfa e Omega,
principio e fine"

    
Dopo quelle parole le giovani si scatenarono in vociferazione, braccia levate che agivano i pugnali. Caterina nel suo vestito nero, immobile, rigida, osservava le giovani esaltate. La regina lasciò passare qualche minuto, poiché come trasfigurata, con le braccia al cielo, terribile gridò nel tumolo:
   

"O nostro grande signore,
queste armi delle tue figlie si levano al tuo servizio.
Signore di Tutte le Cose,
perdona la tua indegna serva
e in questo solenne momento benedicici,
dacci forza e grande volontà,
saremo sempre ai tuoi ordini"

   
Dopo quella invocazione al Signore delle Tenebre, loro padrone, i ceri dell'altare si spensero e vi fu oscurità completa, rotta debolmente da una candela in una navata laterale, che permise di scorgere le nera figura della regina che spariva, ombra nell'ombra". La sua opera di regina nera culminò nella notte del 24 agosto 1572 quando migliaia di persone, donne, vecchi e bambini, trovarono la morte nello spaventoso massacro noto come "strage di San Bartolomeo".
   

LA MESSA NERA DI CATERINA DE' MEDICI

Come ho già parlato in precedenza Caterina era molto versata nella bassa magia e non indietreggiava innanzi ad un delitto pur di riuscire nei suoi intenti; la messa di sangue, quando venne conosciuta, suscitò indignazione e raccapriccio, servì ad allontanare da lei cortigiani onesti ed a farle sentire i primi rimorsi per il suo operato. Questa è la descrizione fatta dal cronista dell'epoca Jean Bodin, della messa di sangue fatta celebrare da Caterina nel castello di Vincennes, la mezzanotte del 28 maggio 1574, per
rivelare a Carlo IX quale sarebbe stato l'esito della malattia di cui soffriva, malattia strana che faceva pensare ad un sortilegio:
  

"Sono presenti cinque persone, tra cui il Re e la Regina Madre, si introduce
un ragazzo vestito di bianco, un prete apostata celebra la messa,
consacrando due ostie, una bianca e una nera. Numerose candele nere
illuminavano il locale, scelto apposta una antica cripta sotto al castello
risalente al tempo dei cavalieri del Tempio; da grossi brucia profumi si
alzavano dense volute si incenso. La regina si alzò dopo la consacrazione
delle ostie e recita una misteriosa preghiera a bassa deità: "A voi ricorro
spiriti delle tenebre, con fede infinita come questa fede regina nel cuore
dei presenti tutti votati a voi. O Satanacchia che sottometti le donne, una
delle tue fedeli è qui accordale quanto desidera. Aghareth, tu che conosci i
tuoi più occulti segreti fa che io dal sacrificio che si sta per compiere,
possa avere la rivelazione su alcuni misteri e sul futuro. Sagatanas fai
vedere anche attraverso uno spiraglio le cose che succederanno. Con lo
stesso interesse accordami fin dalla mia gioventù, di cui mi siete stati
guide, aiutatemi a fortificarmi spiriti invocati, osservate la purezza dei
nostri sentimenti, considerate il mio vivo desiderio di regina maga che si
inchina innanzi alla vostra potenza, apprezzate la mia fiducia in voi e la
discrezione, tenete conto di quanto ho operato senza mai fallire, perché tu
Nebiros con la tua potenza di indurre al male ed all'odio mi hai sempre
guidata. In segno di gratitudine e fiducia ti offriamo questo fanciullo,
vero agnellino innocente, o Lucifugo Rofocal, primo ministro della corte che
brilla nelle tenebre, strumento necessario e indispensabile per ottenere la
verità. Dopo quella strana preghiera, viene data al ragazzo l'ostia bianca,
il prete con mossa fulminea con un colpo deciso di una spada lo decapita.
Gli si colloca immediatamente la patena con l'ostia nera sotto il capo e si
invoca una entità perché risponda per bocca dello sventurato fanciullo. Un
attimo di angoscia attesa poi le labbra si muovono e lasciano fuggire due
parole "Vim patior". Carlo IX in preda alla paura si mette ad urlare:
Portate via quella testa e fugge."

   
Fin qui la descrizione del cronista. Dopo che il re era fuggito l'officiante intonò un canto magico modulato a cui faceva da contrappunto la voce della regina: era come rimbalzare di tante tonalità di cui la sonorità della cripta sotterranea creava degli strani effetti persino paurosi. Sin dai tempi più antichi il mezzo più efficace è il canto magico. Alcune formule modulate possiedono un grande potere di incantesimo e si può comandare a quelle forze terribili da cui l'uomo e circondato; il canto rende irresistibili i filtri e i gesti. Il canto magico deve essere diretto verso i quattro punti cardinali, le sue virtù magiche derivano dalla sonorità della ripetizione e dal ritmo, quindi per un incantesimo deve seguire esattamente le intonazioni e la modulazione prescritte dal rito. Finito il canto, Caterina impiegò un antico metodo di protezione usato dai sacerdoti Druidi per neutralizzare l'azione di quanti potevano nuocere a lei ed alla sua famiglia; con quello ebbe termine il mostruoso rito della messa di sangue. In quei tempi la corte di Francia era molto fastosa, vi impegnavano il gusto, lo spirito e il bello ma anche la pervertitrice arte di Caterina dè Medici, le più basse blandizie lusingavano i personaggi che gravitavano attorno alla regina, la mano amica, accarezzando, lasciava sgusciare dalla manica una lama aguzza, mentre l'occhio tradiva nel sorriso la fiamma della gelosia. In quella corte, contaminate da tutte le bassezze, Caterina risplendeva come una perfetta figura di bellezza e di voluttà. Nella medesima cripta dove si era consumato un delitto per la messa di sangue, Caterina volle che la più giovane delle sue guardie del corpo, di cui ella si serviva perché maga nata e figlia di strega, danzasse la danza di iniziazione in onore i suoi figlio Carlo IX. La giovane danzò e nella sua nudità, che appariva e spariva tra l'ondeggiare del grande mantello serico che la copriva, era infinitamente affascinante. Il suo giovane corpo d'antilope aveva una elasticità che ne rivelava ad ogni movenza le nascoste grazie, ella guizzava, più lieve di una silfide e conscia dell'ammirazione che destava, aveva un baleno di torbida gioia nello sguardo. Le donne che gravitavano attorno a Caterina erano tutte guidate da bassi sentimenti, la natura aveva posto in esse misteri d'ombra e di luce, un grande contrasto per quanto Dio ha concesso alla donna, un'anima che anela il respiro in un'alta ascensione morale, sempre più alta, fino all'infinito.

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