Archivio Mensile novembre, 2013

Lucedio: l’antica abbazia sconsacrata di Vercelli

martedì, 26. novembre 2013 10:15

Lucedio non è un’abbazia come tutte le altre: che i boschi profondi e gli alti picchi rocciosi fossero luoghi classici dove ambientare storie di spettri e di misteri irrisolti lo si sapeva già; strano appare sapere che il luogo dove si svolge questa vicenda è la fertile e verdeggiante pianura coltivata a risaie, che si estendono per chilometri e chilometri, nel comune di Trino in provincia di Vercelli. Qui nella desolazione delle colture, spezzata di tanto in tanto dalle architetture maestose di bellissime cascine, sorge l’antico Principato di Lucedio, il cui nome è stato associato, ma senza alcuna prova etimologica irrefutabile, al biblico “portatore di luce”, ovvero Lucifero. Lucedio oggi è un monastero ormai da tempo sconsacrato, la cui lunga storia sbiadisce tra le nebbie e vapori che avvolgono la regione durante le interminabili stagioni umide.

Lucedio tra storia e leggenda

Edificato nel 1123 tra paludi poco ospitali per volontà di Ranieri marchese di Monferrato il monastero fu retto da monaci cistercensi. L’operosa comunità diede avvio una bonifica delle terre paludose e, sfruttando tramite un sistema di canali canali la gran quantità d’acqua di cui è ricca la regione, si dedicò alla produzione del riso che caratterizza tutt’oggi il territorio vercellese. Durante la quarta crociata, terminata nel 1204 con il saccheggio di Costantinopoli, Bonifacio, allora marchese di Monferrato, condusse quali prigionieri l’imperatore bizantino Alessio III e sua moglie Eufrosina proprio a Lucedio. L’imperatrice morì qui e qui fu sepolta, forse insieme al giovane figlio che l’accompagnò nel suo triste destino. Purtroppo non si conosce esattamente il luogo dove fu collocato la sepolta regale: alcuni pensano si trovi nei sotterranei dell’abbazia di Santa Maria di Lucedio, altri nella limitrofa chiesetta di Santa Maria delle Vigne, la quale si dice sia collegata da tunnel al complesso monasteriale. Da questa vicenda probabilmente scaturì la leggenda della cosiddetta regina di Patmos, la quale, fuggita nei boschi, infine si uccise per liberarsi delle pressanti attenzioni del padre.

Una notte del 1684 poco più a Nord di Lucedio, nel cimitero di Darola, si tenne un sabba, il quale attirò nella regione le maliziose attenzioni di alcune volontà demoniache, i quali indussero le novizie del vicino convento di Trino a sedurre i monaci, che compiacenti non si sottrassero alle lusinghe, inaugurando in tal modo un capitolo di turpe decadenza morale, che raggiunse i suoi toni più acuti nelle angherie perpetrate ai danni della popolazione locale nelle sale della tortura di Lucedio. In seguito la presenza demoniaca venne domata e rinchiusa nelle cripte del monastero e a completamento del rituale furono posti i corpi mummificati di quattro monaci quale estremo sigillo contro il male. Di tale rituale potrebbe costituire un singolare indizio il dipinto posto all’entrata della chiesa di Santa Maria delle Vigne.

Esattamente un secolo dopo quel nefasto avvenimento Papa Pio VI soppresse l’abbazia adducendo come causa la depravazione e la degenerazione che ormai si erano insinuati a Lucedio distogliendo i monaci dalla loro missione. Le terre allora furono confiscate e i monaci dispersi, ma ancora oggi non sembrano cessare gli strani e a volte drammatici eventi che hanno reso una nefasta fama al luogo. Esistono tetre filastrocche che narrano della presenza del demonio e a queste si aggiungono le soprannaturali visioni accompagnate da agghiaccianti rumori che gli abitanti del luogo affermano di percepire durante le ore notturne.

Qualche avvenimento difficilmente spiegabile

Il complesso ha le caratteristiche di un monastero fortificato è arricchito di due chiese, più dormitori, le prigioni ed una sala capitolare: il tutto ancora ben conservato. E’ proprio la sala capitolare ad aver attirato l’attenzione delle cronache, poiché al suo interno si trova la colonna che piange, ovvero una colonna in pietra porosa che trasuda acqua contenuta in falde sotterranee per semplice capillarità. Si badi che tutte le colonne della stanza sono del medesimo materiale, ma soltanto una ha questa caratteristica, fatto che ben si attaglia alla diceria secondo la quale una delle colonne della Stanza del Giudizio sigillava un ingresso dell’inferno. Intorno agli anni ’60 un’opera restauro del complesso venne interrotta a causa di un crollo che causò la morte di uno operai proprio quando i lavori interessarono le cripte: coincidenza questa assai strana. Durante il periodo delle riprese effettuate sul luogo dalla Fox Channel, che dedicò un servizio a Lucedio, un uomo morì di infarto mentre passeggiava nelle vicinanze. Fatto in realtà privo di alcun collegamento con Lucedio, ma che diventa coincidenza se si considera, insieme alla precedente fatalità, come l’interesse diretto per questo monastero si accompagni a tragici incidenti.

Lo spartito del Diavolo

LucedioQualche centinaio di metri a Sud di Lucedio si trova una chiesa solitaria immersa nel fitto degli alberi: questo è il santuario della Madonna delle Vigne. Sullo stipite dell’ingresso campeggia un affresco raffigurante un organo a canne e poco più in basso uno spartito; lo strumento e le note necessarie per eseguire un’aria dalle valenze esoteriche. Stando ai racconti popolari questo brano avrebbe avuto il potere di imprigionare il male nel luogo, ma se suonato al contrario lo avrebbe liberato. Perché mettere così in evidenza quella che era la chiave per risvegliare le forze segregate? Studi recenti effettuati sullo spartito hanno dimostrato che questo può essere suonato anche al contrario, in quanto le prime note rappresentano una chiusura tipica nella prassi esecutiva dei brani liturgici. Forse sotto le note, si pensa, sia celato un testo criptato il cui significato non è purtroppo (o per fortuna?) di facile accesso.

Fonte: http://enightmare.it/lucedio

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Villa Montedomini: mistero nella provincia di Ancona

venerdì, 15. novembre 2013 11:38

Castelferretti (Ancona). Si dice esista da due secoli, o forse tre. Fu la residenza estiva del Conte Ferretti, il quale ad un certo punto della sua vita dovette abbandonarla, forse per motivi economici o forse per ben altre cause. Dopo lo spaventoso incendio avvenuto nell’estate del 2001 probabilmente di origine dolosa (il quale non ha recato fortunatamente nessun danno alla villa), è stata completamente “barricata” per evitare l’accesso ai curiosi. Una rete cinge il perimetro della villa e  le porte e finestre sono state accuratamente sprangate. Sono tante le voci che gravitano attorno  questa costruzione definita da molti “Maledetta”. Il complesso si estende sulla sommità di una collina, raggiungibile tramite 222 scalini (coincidenza o …. ? ); una volta arrivati al capezzale della collina ancora 14 scalini (precisamente una biforcazione di 2 rampe da 14 scalini l’una) separano l’ignaro e curioso visitatore alla villa.

Le mura sono state coperte da scritti di ogni genere, alcuni inneggianti a Satana. Molto curiosa la scritta sul portone principale che cita: “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”. Fonti attendibili riferiscono che anche all’interno le mura sono coperte di scritte e ci sarebbero anche dei dipinti molto strani, dipinti raffiguranti macabri candelabri, candele o oggetti iniziatici. Molti dicono di aver sentito angoscianti lamenti o urla, ma nessuno ha mai visto niente di strano. Chi ci ha fornito queste informazioni, ci ha anche raccontato una sua esperienza personale riguardo ad una visita alla villa. Il nostro informatore si trovava all’interno della villa con degli amici, era un pomeriggio invernale e verso l’ora del tramonto hanno sentito dei canti provenire dal seminterrato. Naturalmente sono scappati a gambe levate lasciandosi alle spalle risposte che avrebbero potuto fare luce su questa  oscura questione. Sono tornati alla villa dopo qualche giorno e hanno notato due cose strane: una delle siepi che cinge le casa era accuratamente tagliata, e cosa più agghiacciante, a circa 4 metri dall’entrata  era sorta inspiegabilmente una palma di 2 metri. Inoltre la villa è stata più volte teatro di messe nere, ci sono stati ritrovamenti di galline  sgozzate o inchiodate al muro, e addirittura cavalli strangolati. Per quanto riguarda i sotterranei della villa, ci sono ancora molti misteri.

Si parla di un misterioso cunicolo che porterebbe alla vicina chiesa di Calstelferretti, ma nessuno ha mi avuto il coraggio di entrare nelle oscure caverne. Ultima cosa strana che abbiamo notato è il fatto che la suddetta Chiesa di Castelferretti sorge a valle della collina Montedomini ed è perfettamente allineata con la villa. Coincidenza, o entrambe le costruzioni sorgono allineate  su una delle mitiche linee energetiche (ley-lines). Il più grande nostro rammarico comunque rimane il fatto che una villa dalla simile bellezza debba essere lasciata nello stato di totale abbandono e per di più alla mercee delle continue incursioni vandaliche.

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DiedInHouse.com: il sito che ti dice se in casa tua è morto qualcuno

mercoledì, 6. novembre 2013 15:11

Per domande come “Ma come è possibile che questa casa con 8 camere in centro costi così poco?“, ma anche “Cosa sono queste strane urla che sento ogni notte intorno alle 3.30?” o addirittura “Non ti sembra che la nostra casa sia posseduta?”, per questo insomma e molto altro (molto che potrebbe rovinare interi copioni di film e serie televisive) nasce DiedInHouse.com il primo sito efficace che ti dice chi è morto in casa tua.

Quanti si sono fatti la domanda al momento di entrare in una nuova casa, magari non di recentissima costruzione: “Chi sono stati i proprietari più antichi qua dentro?”. O peggio, sfociando nel macabro: “Sarà perito qualcuno di morte violenta”. Sino all’occulto da ‘non ci credo, però’…: “Ci saranno fantasmi qua dentro?”

Per rispondere a queste domande, è nato un sito web che permette di inquilini o proprietari di scoprire la storia della propria dimora. E’ stato lanciato nei giorni scorsi,  diedinhouse.com e il successo è stato subito molto forte con  500.000 visite. Stando a quello che riporta il sito, le persone devono solamente inserire il proprio indirizzo e scopriranno se un individuo è morto tra le pareti. Morte accidentale, violenta, suicidio: tutto verrà chiarito. Curiosità macabra? Forse, ma parliamo di fatti concreti: per un acquirente o venditore, la scoperta di tragiche morti tra le pareti può avere significative conseguenze finanziarie

Ecco quindi che per poco meno di 12 dollari, la squadra di investigatori/ghostbuster di Roy Condrey (capo di una agenzia immobiliare in South Carolina) si mette al lavoro e va sino in fondo. Indagini fatte appoggiandosi ad archivi e spulciando rapporti della  rapporti della polizia, tanto per fare qualche esempio. “Un inquilino una volta mi ha chiesto se la casa fosse infestata. Non lo sapevo, ma ho avuto l’idea di esaminare la questione”.

“Io non potrei vivere in un posto dove c’era un omicidio o un suicidio. Una morte naturale sarebbe più facile da gestire”, spiega mister Roy. Attorno a lui si muove l’interesse di cacciatori di fantasmi, ma pure di imprenditori che magari vogliono acquisire ville dove sono avvenute tragedia anche per trasformare la cosa in business.

Fonti: http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/fantasmi-case-011113.html

http://www.bonsai.tv/news/entertainment/died-in-house/

http://www.diedinhouse.com/

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