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Il Manoscritto di Voynich
a cura di Stefano Tansini

Una pagina del discusso manoscrittoUna sensazione quasi magica, misteriosa e avvolgente al tempo stesso, appena scalfita dalle luce dei locali notturni, da decenni di un regime asfissiante e da una troppo rapida occidentalizzazione… Culla di ataviche leggende e miti attuali, ammantata da un fascino assoluto, maturato da secoli di intense vicende storiche… Poche città al mondo possono reggere il paragone con Praga. Era il 1639 quando Georg Baresch, eminente studioso del XVII secolo e mente tra le più illustri della città boema, scrisse una lettera ad Athanasius Kircher…. Nulla di strano, in apparenza: il carteggio tra grandi uomini di scienza e cultura era pratica consueta fin dall’antichità. Ma a Praga nulla è “semplice”. Forze occulte sembrano indirizzare le menti degli uomini e guidarne l’operato.Quella lettera, conservatasi fino ai nostri giorni, era la prima testimonianza documentata, stando alle nostre attuali conoscenze, di uno dei testi più misteriosi e indecifrabili della storia moderna: il manoscritto Voynich.

La lettera di Baresch era una richiesta d’aiuto rivolta a Kircher affinché potesse contribuire, in virtù della sua enciclopedica sapienza, alla decifrazione di un volume in suo possesso. Un volume scritto in una lingua sconosciuta, apparentemente intraducibile, e abbondantemente illustrato con immagini di piante, stelle e simboli alchemici. Ma Kircher, e nessun’altro dopo di lui, riuscì mai ad assecondare il desiderio di Baresch. Perfino ora, dopo quasi quattrocento anni, non altro che una manciata di parole delle 234 pagine che compongono il volume manoscritto sono state correttamente intese e tradotte. Nel corso dei secoli il libro, “dimenticato” dagli studiosi e bandito per i loro insuccessi, scomparve in un oblio assoluto per risorgere solamente nel 1912 da colui che poi lo battezzò con il proprio nome: Wilfrid Voynich, professione antiquario. 
Nel 1912, in conseguenza di una delle sue numerose spedizioni per l’Europa alla ricerca diVoynich scritti rari e antichi, entrò in possesso di una notevole collezione di preziosi manoscritti dell’età illuminista. Per molti lustri i volumi da lui ritrovati giacquero sepolti in cassoni accatastati nelle stanze di in un antico castello dell’Europa meridionale, apparentemente lì radunati in conseguenza dei disordini politici che investirono il vecchio continente nei primi anni del diciannovesimo secolo. Un volume soprattutto attirò l’attenzione di Voynich. Un volume diverso rispetto agli altri manoscritti, ricco di decorazioni, illustrazioni e colori, interamente scritto in un linguaggio cifrato. Un primissimo esame, forzatamente breve e approssimativo, del supporto cartaceo, della calligrafia, delle illustrazioni e dei pigmenti, suggerirono di collocarne l’origine nella seconda metà del tredicesimo secolo. Ma subito la prima, rimarchevole stranezza balzò agli occhi dell’esperto antiquario: un manoscritto del tredicesimo secolo… cifrato! Come osservato da studiosi, appare incomprensibile il perché della necessità di cifrare un libro in un’era in cui la lettura era appannaggio di un’elite piuttosto ristretta. Due altri problemi, inoltre, si presentarono subito all’attenzione di Voynich: tradurre, dare un senso alla sconosciuta lingua del testo e ricostruire la storia del manoscritto.

Un documento, fissUna pagina del discusso manoscrittoato alla copertina recava una data: il 1665 (o 1666). Questo documento, una lettera nella quale Joannes Marcus Marci diceva di voler regalare il libro in questione ad Athanasius Kircher è di importanza capitale per comprendere, almeno in parte la fumosa storia dell’opera. Il medico e scienziato Johannes Marcus Marci, corrispondente fedele di Athanasius Kircher per anni, narrava come avesse ereditato il manoscritto da un amico il quale, infruttuosamente, aveva provato a decifrarlo. Sempre nella lettera, affermava inoltre che, come appreso da un non meglio precisato Dott. Raphael, il manoscritto fosse originalmente stato comprato dall'imperatore Rodolfo II per 600 ducati e che la comune diceria lo attribuisse a Bacone. Voynich fece circolare copie fotografiche del manoscritto tra diversi di esperti, ma nessuna delle soluzioni di decrittazione proposte portarono ad una traduzione accettabile e completa. Ora il manoscritto Voynich si trova nella Biblioteca Universitaria di Yale, donato dall’antiquario newyorkese H.P. Kraus nel 1969, dopo che questi lo comprò dalla vedova di Voynich nel 1961. Ma il suo mistero è ancora inviolato…

Dal punto di vista strutturale, il Manoscritto Voynich è un codice in pergamena di 116 fogli dei quali solo 102 sono tutt’ora esistenti. La copertina del testo vero e proprio è in bianco, priva di qualsiasi titolo o autore. Il testo del manoscritto, scritto in una grafia elegante, è vergato al contrario, apparentemente composto di parole e, per una grande parte dell’opera, organizzato in paragrafi corti. Quasi tutte le pagine contengono illustrazioni, tutte a carattere naturale e, per fini di indagine, catalogate arbitrariamente dagli studiosi nelle seguenti sezioni:

· una sezione dedicata alle erbe, con illustrazioni di piante, la maggior parte delle quali si presume di fantasia o comunque appartenenti a specie non ancora identificate.
· una sezione astronomica, con illustrazioni di Sole, Luna, stelle e simboli dello zKirchnerodiaco.
· una sezione definita “biologica”, contenente alcune illustrazioni anatomiche, piccole figure femminili che ripropongono lo schema delle vene e delle arterie del corpo umano.
· una sezione definita “cosmologica”, principalmente formata da illustrazioni circolari del tutto incomprensibili. 
· una sezione farmaceutica, cosiddetta perché raffigurante contenitori alchemici e parti di piante (foglie e radici soprattutto). 
· una sezione indefinibile caratterizzata dalla presenza di molti paragrafi corti, ciascuno accompagnato a margine dall'illustrazione di una stella.

Molto banalmente… Poiché il libro non è mai stato tradotto, nessuno sa cosa dica! E’ plausibile che il testo si riferisca alle illustrazioni, ma si tratta solamente di ipotesi avanzate dagli studiosi e non supportate da prove. La stessa importanza storica del manoscritto Voynich è tutt’ora dubbia. Tuttavia, pur nella quasi totale mancanza di prove comprovanti le loro tesi, studiosi e presunti tali, hanno avanzato proposte sulla natura del libro: per alcuni è una sorta di summa delle scoperte e delle invenzioni di Bacone, volutamente celata sottoforma di codice; per altri è uno scritto medievale “falso”, concepito e creato solo per creare “meraviglia” e fine a se stesso; per altri ancora e’ un libro di preghiere scritto dai Catari, sfuggito all’Inquisizione proprio perché crittografato; per altri, infine, è un’opera composta da John Dee per mero guadagno monetario. Queste sono solamente le supposizioni più “gettonate”, ma, nel tentativo di risolvere un mistero inviolabile, non manca chi ricorre all’intervento di intelligenze aliene o a Dio stesso!

Due domande in particolare sembrano resistere ad ogni tentativo di confutazione. Domande che risolte svelerebbero il mistero del libro:

1) La lingua del manoscritto è una lingua reale, un codice cifrato o un qualcosa di artificioso? 
2) Il testo si riferisce alle illustrazioni?

Ovviamente, rispondendo alla prima di queste domande, è possibile dare una risposta anche alla seconda…