Una
sensazione quasi magica,
misteriosa e avvolgente
al tempo stesso, appena
scalfita dalle luce dei
locali notturni, da
decenni di un regime
asfissiante e da una
troppo rapida
occidentalizzazione…
Culla di ataviche
leggende e miti attuali,
ammantata da un fascino
assoluto, maturato da
secoli di intense
vicende storiche… Poche
città al mondo possono
reggere il paragone con
Praga. Era il 1639
quando Georg Baresch,
eminente studioso del
XVII secolo e mente tra
le più illustri della
città boema, scrisse una
lettera ad Athanasius
Kircher…. Nulla di
strano, in apparenza: il
carteggio tra grandi
uomini di scienza e
cultura era pratica
consueta fin
dall’antichità. Ma a
Praga nulla è
“semplice”. Forze
occulte sembrano
indirizzare le menti
degli uomini e guidarne
l’operato.Quella
lettera, conservatasi
fino ai nostri giorni,
era la prima
testimonianza
documentata, stando alle
nostre attuali
conoscenze, di uno dei
testi più misteriosi e
indecifrabili della
storia moderna: il
manoscritto Voynich.
La lettera di Baresch
era una richiesta
d’aiuto rivolta a
Kircher affinché potesse
contribuire, in virtù
della sua enciclopedica
sapienza, alla
decifrazione di un
volume in suo possesso.
Un volume scritto in una
lingua sconosciuta,
apparentemente
intraducibile, e
abbondantemente
illustrato con immagini
di piante, stelle e
simboli alchemici. Ma
Kircher, e nessun’altro
dopo di lui, riuscì mai
ad assecondare il
desiderio di Baresch.
Perfino ora, dopo quasi
quattrocento anni, non
altro che una manciata
di parole delle 234
pagine che compongono il
volume manoscritto sono
state correttamente
intese e tradotte. Nel
corso dei secoli il
libro, “dimenticato”
dagli studiosi e bandito
per i loro insuccessi,
scomparve in un oblio
assoluto per risorgere
solamente nel 1912 da
colui che poi lo
battezzò con il proprio
nome: Wilfrid Voynich,
professione antiquario.
Nel 1912, in conseguenza
di una delle sue
numerose spedizioni per
l’Europa alla ricerca di
scritti rari e antichi,
entrò in possesso di una
notevole collezione di
preziosi manoscritti
dell’età illuminista.
Per molti lustri i
volumi da lui ritrovati
giacquero sepolti in
cassoni accatastati
nelle stanze di in un
antico castello
dell’Europa meridionale,
apparentemente lì
radunati in conseguenza
dei disordini politici
che investirono il
vecchio continente nei
primi anni del
diciannovesimo secolo.
Un volume soprattutto
attirò l’attenzione di
Voynich. Un volume
diverso rispetto agli
altri manoscritti, ricco
di decorazioni,
illustrazioni e colori,
interamente scritto in
un linguaggio cifrato.
Un primissimo esame,
forzatamente breve e
approssimativo, del
supporto cartaceo, della
calligrafia, delle
illustrazioni e dei
pigmenti, suggerirono di
collocarne l’origine
nella seconda metà del
tredicesimo secolo. Ma
subito la prima,
rimarchevole stranezza
balzò agli occhi
dell’esperto antiquario:
un manoscritto del
tredicesimo secolo…
cifrato! Come osservato
da studiosi, appare
incomprensibile il
perché della necessità
di cifrare un libro in
un’era in cui la lettura
era appannaggio di
un’elite piuttosto
ristretta. Due altri
problemi, inoltre, si
presentarono subito
all’attenzione di
Voynich: tradurre, dare
un senso alla
sconosciuta lingua del
testo e ricostruire la
storia del manoscritto.
Un documento, fiss ato
alla copertina recava
una data: il 1665 (o
1666). Questo documento,
una lettera nella quale
Joannes Marcus Marci
diceva di voler regalare
il libro in questione ad
Athanasius Kircher è di
importanza capitale per
comprendere, almeno in
parte la fumosa storia
dell’opera. Il medico e
scienziato Johannes
Marcus Marci,
corrispondente fedele di
Athanasius Kircher per
anni, narrava come
avesse ereditato il
manoscritto da un amico
il quale,
infruttuosamente, aveva
provato a decifrarlo.
Sempre nella lettera,
affermava inoltre che,
come appreso da un non
meglio precisato Dott.
Raphael, il manoscritto
fosse originalmente
stato comprato
dall'imperatore Rodolfo
II per 600 ducati e che
la comune diceria lo
attribuisse a Bacone.
Voynich fece circolare
copie fotografiche del
manoscritto tra diversi
di esperti, ma nessuna
delle soluzioni di
decrittazione proposte
portarono ad una
traduzione accettabile e
completa. Ora il
manoscritto Voynich si
trova nella Biblioteca
Universitaria di Yale,
donato dall’antiquario
newyorkese H.P. Kraus
nel 1969, dopo che
questi lo comprò dalla
vedova di Voynich nel
1961. Ma il suo mistero
è ancora inviolato…
Dal punto di vista
strutturale, il
Manoscritto Voynich è un
codice in pergamena di
116 fogli dei quali solo
102 sono tutt’ora
esistenti. La copertina
del testo vero e proprio
è in bianco, priva di
qualsiasi titolo o
autore. Il testo del
manoscritto, scritto in
una grafia elegante, è
vergato al contrario,
apparentemente composto
di parole e, per una
grande parte dell’opera,
organizzato in paragrafi
corti. Quasi tutte le
pagine contengono
illustrazioni, tutte a
carattere naturale e,
per fini di indagine,
catalogate
arbitrariamente dagli
studiosi nelle seguenti
sezioni:
· una
sezione dedicata alle
erbe, con illustrazioni
di piante, la maggior
parte delle quali si
presume di fantasia o
comunque appartenenti a
specie non ancora
identificate.
· una
sezione astronomica, con
illustrazioni di Sole,
Luna, stelle e simboli
dello z odiaco.
· una
sezione definita
“biologica”, contenente
alcune illustrazioni
anatomiche, piccole
figure femminili che
ripropongono lo schema
delle vene e delle
arterie del corpo umano.
· una
sezione definita
“cosmologica”,
principalmente formata
da illustrazioni
circolari del tutto
incomprensibili.
· una
sezione farmaceutica,
cosiddetta perché
raffigurante contenitori
alchemici e parti di
piante (foglie e radici
soprattutto).
· una
sezione indefinibile
caratterizzata dalla
presenza di molti
paragrafi corti,
ciascuno accompagnato a
margine
dall'illustrazione di
una stella.
Molto banalmente… Poiché
il libro non è mai stato
tradotto, nessuno sa
cosa dica! E’ plausibile
che il testo si
riferisca alle
illustrazioni, ma si
tratta solamente di
ipotesi avanzate dagli
studiosi e non
supportate da prove. La
stessa importanza
storica del manoscritto
Voynich è tutt’ora
dubbia. Tuttavia, pur
nella quasi totale
mancanza di prove
comprovanti le loro
tesi, studiosi e
presunti tali, hanno
avanzato proposte sulla
natura del libro: per
alcuni è una sorta di
summa delle scoperte e
delle invenzioni di
Bacone, volutamente
celata sottoforma di
codice; per altri è uno
scritto medievale
“falso”, concepito e
creato solo per creare
“meraviglia” e fine a se
stesso; per altri ancora
e’ un libro di preghiere
scritto dai Catari,
sfuggito
all’Inquisizione proprio
perché crittografato;
per altri, infine, è
un’opera composta da
John Dee per mero
guadagno monetario.
Queste sono solamente le
supposizioni più
“gettonate”, ma, nel
tentativo di risolvere
un mistero inviolabile,
non manca chi ricorre
all’intervento di
intelligenze aliene o a
Dio stesso!
Due domande in
particolare sembrano
resistere ad ogni
tentativo di
confutazione. Domande
che risolte svelerebbero
il mistero del libro:
1) La lingua del
manoscritto è una lingua
reale, un codice cifrato
o un qualcosa di
artificioso?
2) Il testo si riferisce
alle illustrazioni?
Ovviamente, rispondendo
alla prima di queste
domande, è possibile
dare una risposta anche
alla seconda…
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