Non molti sanno che i
"titani" vaganti nella
notte verso un terribile
appuntamento erano non
soltanto uno, ma almeno
tre. Il primo è lui, il
grande transatlantico al
suo viaggio inaugurale:
a quell' epoca, il 1912,
è il più grande oggetto
mobile mai costruito
dalla mente umana. Tra i
suoi passeggeri ci sono
alcune delle persone più
ricche al mondo e altre
tra le più povere,
soprattutto emigranti
pieni di speranza, alla
ricerca di una nuova
vita. La nave procede
attraverso il nord
atlantico quasi alla
massima velocità. Un
iceberg si trova sulla
sua rotta; la collisione
ferisce mortalmente l'
intero vascello. Il
numero delle scialuppe è
sufficiente solo per
metà del carico umano. I
morti sono 1500, la
fiducia di un era viene
annientata nel giro di
poche ore. Il secondo
titano, non è reale, ma
frutto di fantasia. Lo
si trova in un romanzo
di Morgan Robertson dal
titolo Futility,
pubblicato nel 1898,
ovvero quattordici anni
prima della tragedia. Il
libro racconta di come
un immaginario
transatlantico di nome
TITAN sia andato a fondo
durante il suo viaggio
inaugurale. Le
coincidenze con l'evento
reale sono sorprendenti,
anche al di là dei nomi.
Entrambe le navi, quella
vera e quella fittizia,
erano partite dal porto
di Southampton, ed erano
cariche di cittadini
facoltosi. A entrambe le
navi è fatale l'impatto
con un iceberg, avvenuto
nello stesso punto dell'
oceano. In tutti e due i
casi si registrano uno
spaventoso numero di
vittime, per il fatto
che non si disponeva di
sufficienti scialuppe di
salvataggio. Uguali
anche altri particolari:
il numero delle eliche
(3), la lunghezza (882
piedi), il numero delle
scialuppe (20), il mese
dell' incidente
(Aprile), la velocità
dell' impatto (23 nodi).
Sono molti a considerare
il libro in questione
come uno straordinario
esempio di premonizione.
E una premonizione entra
anche nella vicenda del
terzo titano. Questa
volta si tratta
nuovamente di una nave
vera: il vaporetto Titanian, che nell'
aprile del 1935 naviga
verso il Canada dall'
Inghilterra. Il marinaio
William Reeves è di
vedetta sulla prua, e i
ricordi della tragedia
del Titanic lo
ossessionano: la sua
nave infatti sta
solcando le stessa acque
nelle quali era
affondato il vascello
quasi omonimo. Mentre si
avvicina alla
mezzanotte, l' ora dell'
incidente, a Reeves
viene d'improvviso in
mente la data del
naufragio - 14 aprile
1912 - che è anche la
sua data di nascita.
Spaventato dalle
coincidenze, in un
impulso improvviso il
marinaio aziona
l'allarme e la nave si
mette in panne,
fermandosi vicinissima a
un iceberg celato nel
buio della notte. Il
TITANIAN rimane per nove
giorni interi con la
chiglia contro la bianca
montagna gelata,
immobile ma salvo,
finche dei rompighiaccio
non gli aprono una via
di scampo attraverso la
gelida distesa. Tre
navi, due destini, un
unico nome. Per la
verità bisognerebbe
aggiungerne un altra al
terzetto: l'Olympic, la
nave gemella del Titanic.
Il nome è diverso ma la
sua vicenda è legata
alla tragedia del 1912.
Secondo tesi suggestive,
finora non provate, a
rimanere vittima del
naufragio non fu il vero
Titanic ma il malandato
Olympic, ribattezzato di
nascosto e mandato
incontro a una sicura
triste fine per
incassare i soldi dell'
assicurazione. Mentre il
vero Titanic,
ribattezzato col nome
del gemello, solcò
felicemente i mari per
decenni.
BIBLIOGRAFIA
·
I misteri: Anno V
Numero 32 (Informazioni
tratte dall' articolo di
S. Leprini: I tre
Titani)
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