La prima formale
definizione di cosa
siano le ley-lines è
databile al 1921, ad
opera dell’archeologo
dilettante inglese
Alfred Watkins;
tuttavia, non mancano
studi antecedenti che,
in una maniera o
nell’altra, descrivono i
medesimi contenuti. Nel
settembre 1870, presso
la British Archeological
Association, William
Henry Black ten ne
una conferenza dal
titolo Boundaries and
Landmarks. Secondo Black,
i monumenti, naturali e
non, sarebbero disposti
sul territorio non in
maniera casuale, ma in
modo da formare un unico
gigantesco reticolo, a
copertura dell’intera
Europa Occidentale. Nel
1882, ancora, G. H.
Piper presentò al
Woolhope Club di
Hereford, in
Inghilterra, un lavoro
in cui sosteneva che la
linea che collegava
Skirrid-fawr a Arthur’s
Stone attraverso
Hatterill Hill,
Oldcastle, Longtown
Castle e i castelli di
Urishay e Snodhill non
era un casuale risultato
del lavorio della
natura, ma il preciso
prodotto del lavoro
degli antichi abitanti
di quei territori, da
Piper ribattezzati “dodmen”.
Ma veniamo ad Alfred
Watkins. Nel 1920,
questi stava percorrendo
con la propria auto le
strade di Blackwardine,
nell’Herefordshire, in
Inghilterra, quando,
osservando la cartina,
si rese conto che
moltissimi siti
preistorici, in quella
zona per lo più
megalitici, e edifici di
culto erano allineati e
collegabili tra loro con
precise linee rette,
costituite, anche nella
realtà, da piste,
sentieri, di circa due
metri di larghezza. Dopo
una serie di
approfondite ricerche,
che sfociarono nei
volumi Early British
Trackways e The Old
Straight Track, Watkins
giunse alla conclusione
che quelle linee erano
risalenti al periodo
pre-romanico, forse
addirittura al
neolitico; che fossero
poi state ricalcate
nell’età del bronzo e
del ferro e preservate
in m odo
occasionale durante la
cristianizzazione,
giungendo quasi intatte
fino a noi. Riguardo la
loro funzione, Watkins
riteneva che le
ley-lines fossero
semplici vie di
comunicazione tra luoghi
di rilevanza sociale e
religiosa
particolarmente forte.
Tuttavia, il fatto che
molte lines ricalchino
il percorso del sole
durante i solstizi o
quello della luna,
lasciava pensare che
essere avessero anche
una funzione legata
all’ambito spirituale:
secondo Watkins, esse
potevano costituire una
sorta di percorso, di
tracciato, da compiersi
durante alcune
particolari celebrazioni
o cerimonie. Il fatto
stesso che le lines
colleghino luoghi di
culto come siti
megalitici o zone di
sepoltura o chiese pare
confermare tale
interpretazione.
Inizialmente, Watkins
non attribuì alle
ley-lines alcun
significato
soprannaturale o magico:
semplicemente, egli
riteneva che si
trattasse di antichi
sentieri utilizzati come
vie di comunicazione
commerciale o percorsi
di cerimonie religiose,
come abbiamo visto. Ad
attribuire un primo
connotato soprannaturale
alle “linee di
prateria”, in un certo
qual modo tradendo il
senso delle sue
ricerche, ci pensarono i
successori di Watkins.
Il primo fu l’occultista
e scrittore Dion
Fortune, che nel romanzo
del 1936 The Goat-footed
God conferì alle
ley-lines
caratteristiche magiche,
legate al culto della
terra. In seguito, due
rabdomanti inglesi, il
capitano Robert Boothby
e Reginald Smith del
British Museum,
collegarono i tracciati
delle ley-lines alla
presenza di falde
acquifere sotterranee e
all’esistenza di
ipotetici flussi
elettromagnetici.
Ancora, due ricercatori
nazisti, Wilhelm Teudt e
Josef Heinsch, piegando
la ricerca
all’esaltazione
incondizionata della
razza ariana, conclusero
che gli antichi Teutoni
avevano contribuito alla
realizzazione di una
fitta rete di linee
astronomiche, le
cosiddette Heilige
Linien, la quale avrebbe
collegato tra loro i più
importanti luoghi sacri
dell’antichità. Teudt
localizzò il distretto
di Teuburgo Wald
district in nella Bassa
Sassonia, centrata
attorno la formazione
rocciosa di Die
Externsteine. Negli anni
‘60 la teoria delle
ley-lines si incontra
con la geomanzia, ossia
la pratica di predire il
futuro dalla forma del
territorio. Secondo
quanto sostenuto dalla
cosiddetta New Age, e in
particolare dallo
scrittore John Michell,
gli uomini del neolitico
ritenevano che l’armonia
della società civile
dipendesse dall’armonia
delle forze della natura
e della terra. Tale
armonia naturale poteva
essere preservata
collocando i luoghi di
culto e le costruzioni
degli uomini in precisi
luoghi e in precisi
punti, particolarmente
rilevanti e in cui la
“forza della terra”
fosse più forte. E’
quanto, per esempio,
fecero i cinesi,
“inventando” la
disciplina a noi nota
come Feng Shui.

Quale che sia la ragione
per cui diversi punti
sulla Terra siano
collegati tra loro da
linee, un unico fatto
pare certo: le ley-lines
esse stesse e i luoghi
che esse collegano tra
loro sono zone positive
e particolarmente
cariche di
un’energia
dagli effetti
vantaggiosi e
favorevoli. Per esempio:
in Scozia la piccola
comunità di Findhorn
coltiva ortaggi di
dimensioni superiori
alla norma in condizioni
assolutamente
proibitive, su un suolo
inadatto
all’agricoltura, in un
clima terribile e senza
utilizzare fertilizzanti
chimici. Gli abitanti di
Findhorn attribuiscono
tali risultati alla loro
particolare ed intima
connessione spirituale
con le piante e con le
Entità che, a quanto
dicono, le proteggono.
Tuttavia, tale località
si trova a soli 80 km da
un nodo di ley-lines e
la cosa, nella nostra
ottica, non può essere
tralasciata. Gli effetti
positivi delle lines non
si esauriscono
nell’esempio di Findhorn:
pare, infatti, che
l’energia di cui le
linee sono conduttrici
abbiano effetti positivi
sulla psiche umana,
favorendo ed
amplificando capacità
“particolari” o
sciogliendo alterazioni
della mente e problemi
legati alla sfera
psichica. In alcuni
casi, quando le lines si
congiungono in nodi di
discrete dimensioni,
l’energia sprigionata
dalla linee può
raggiungere livelli
eccessivi e divenire
energia negativa.
L’esempio più famoso, in
tal senso, è quello
costituito da quella
porzione di oceano
compresa nel
cosiddetto
Triangolo delle Bermude,
teatro della scomparsa
di molteplici
imbarcazioni e aerei.
Poiché tutte le
testimonianze convergono
nel registrare il
malfunzionamento della
bussola e di tutta la
strumentazione radar, le
cui cause principali
sono sicuramente
imponenti fenomeni di
disturbo di natura
elettromagnetica, si può
ipotizzare con ragione
che la causa di tali
eventi sia da
individuare nelle
numerose lines che lì si
incrociano e
nell’energia di cui sono
portatrici.
Come ogni teoria, anche
quella delle ley-lines
andò incontro a critiche
e perplessità. Il primo
dubbio che investì gli
esperti, e i matematici
in particolare, riguardò
l’elemento fondante
tutto il disegno messo a
punto da Watkins: le
ley-lines esistono
veramente? Oppure il
fatto che su una mappa
determinati luoghi
giacciano su una stessa
linea retta è un fatto
del tutto casuale? In
effetti, dimostrazioni
matematiche neanche
troppo complicate
mostrano che
l’allineamento di punti
disposti casualmente su
una mappa porta ai
medesimi risultati
ottenuti da Watkins e
che, dunque, l’esistenza
delle ley-lines è
determinata da
costruzioni mentali
assolutamente illogiche.
Altri dubbi riguardano
poi l’idea che,
anticamente, queste
ipotetiche strade
possano essere state
utilizzate come vie di
comunicazione.
Analizzando i percorsi
delle lines su cartine
toompiono percorsi
decisamente strani,
salendo alti pendii,
scendendo in profonde
valli o compiendo
scomode deviazioni. In
pratica, chiunque abbia
disegnato i percorsi
delle ley-lines
nell’ottica di
utilizzarle come strade,
non ha assolutamente
tenuto conto della loro
funzionalità e della
loro comodità. Un fatto
decisamente strano in
un’epoca in cui la
rapidità e facilità di
comunicazione era
fondamentale. A
proposito dell’eventuale
connessione tra
ley-lines e magnetismo,
le ricerche in tal senso
sono ancora in corso e
non hanno finora portato
evidenti prove a
suffragio dell’ipotesi
che le lines colleghino
centri dotati di
particolare carica
magnetica. La mappa
delle ley-lines è ancora
lontana dall’essere
completata.
WEBGRAFIA
·
www.glastonburytor.org.uk
·
www.cerchinelgrano.info
·
http://skepdic.com
·
www.stonesofwonder.com
·
www.ufomagazine.co.uk
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