Villa
Clara, da sempre, un luogo che nasconde misteri leggende ma allo
stesso tempo affascina e seduce generazioni di giovani e non…
Siamo nell’antica area della Bota, oltre la Noce la canaletta
della Ghisiliera, divenuta canale del Borgognino. Il palazzo,
tutto circondato da un’alta muraglia merlata, reca sui pilastri
del cancello il nome Villa Clara. Il che non gli rende affatto
giustizia, perché il fascinoso luogo, la cui nobiltà richiama
costantemente l’attenzione dei passanti, altro non è che il
cinquecentesco Palazzo Malvasia. Vi abitò il famoso conte e
canonico Carlo Cesare Malvasia (1616-1693), celebrato autore di
opere fondamentali nella storia dell’arte bolognesequali la
Fèlsina Pittrice (1678), che per prima trattò dei pittori e
scultori del bolognese succedutesi nei secoli; le Pitture di
Bologna (1686), che, organizzata secondo un razionale criterio
per itinerari snodatisi nei quartieri petroniani, può essere
considerata, come opera originalissima, la prima guida artistica
e turistica alla scoperta della città; il Calustro di S. Michele
in Bosco; ed i Marmora felsinea (i marmi bolognesi) che presenta
testi e immagini delle epigrafi dell’antichità classica a
Bologna. Palazzo Malvasia è ricco di splendidi affreschi con
paesaggi e scene di genere, di fregi, di soffitti dipinti, di
camini dalle cappe istoriate. Vi lavorarono artisti della
bottega di Francesco Brizzi, e Domenico degli Ambrosi, suo
allievo, e perciò detto il Menghino del Brizzi, Girolamo Curti
detto il Dentone, ed Angelo Colonna. In questo palazzo, tra il
1520 ed il 1524 il bell’Antonio Galeazzo Malvasia visse agitati
amori con la scultrice Maria Properzia di Giacomo de Rossi.
Questa donna, morta a soli quaranta anni nel 1530, era e lo
testimonia il Vasari, uno che di solito incensava quelli della
sua Toscana ¾ un grandissimo miracolo della natura; dal corpo
bellissima, e sonò e cantò nei suoi tempi meglio che femmina
della sua città; giovane virtuosa, non solamente nelle cose di
casa ma in infinite scienze, che non che le donne ma tutti gli
uomini gli ebbero invidia; capriccioso e destrissimo ingegno.
Cresciuta alla scuola dell’arte di Marcantonio Raimondi, praticò
con successo sia l’incisione che la scultura, seppur in un clima
persecuzioni maschiliste nei suoi confronti, creato da artisti
peraltro insigni, come Amico Aspertini. Secondo gli storici,
nella formella, esistente al museo di S.Petronio, ove Properzia
scolpi’ la moglie di Putifarre che accusa Giuseppe, avrebbe
manifestato il suo infelice amore per Antonio Galeazzo; però,
dal momento che sovente è chiamata sua concubina, tanto felice
quell’amore non doveva essere.
Quanto al grande Carlo Cesare Malvasia dopo la laurea in utroque
iure (1638) andò a Roma dove nel 1642, divenne prete. Tornato a
Bologna nel 1645, si ascrisse con il nome di Ascoso all’
Accademia dei Gelati e pubblicò (1647) l’opera giovanile il
Fiore coronato. Dal 1647 alla morte, fu pubblico lettore di
diritto all’Università. E qui, al Casino del Trebbo , venne
presso di lui per quasi mezzo secolo, il fiore della cultura
bolognese ed italiana. Dedico alla maestà cristianissima di
Luigi XIV, re di Francia e di Navarra la Felsina Pittrice. E
Luigi XIV lo regalò due volte del suo ritratto contornato
di brillanti. Si dice due volte, perché non essendogli giunto il
primo inviato, il Re volle gli se ne inviasse un secondo, e
siccome il Colbert, che allora viveva, volle indagare su ciò che
era successo del primo , quelli che l’avevano sottratto
per timore di essere scoperti, l’inviarono al professore, il
quale voleva restituirlo, ma gli fu comandato per ordine del Re
di conservarlo unitamente al secondo. Nel suo testamento del 22
dicembre 1692 il Canonico lasciò il gioiello all’
Arciconfraternita della Vita, come dono inalienabile e con
l’obbligo di ornare con esso l’altare di S. Maria della Vita nel
giorno della festa annuale.
Non si conoscono le vicende della villa durante il Settecento e
l’Ottocento; Nel 1905 i Malvasia vendettero il luogo al cav. F.
B. che vi arreco numerosi miglioramenti e alla sua morte fu
ereditata dalla figlia in Francia. In seguito venduta la villa
passò in mano a vari speculatori che misero a repentaglio la sua
conservazione, adibendo la loggia d’ingresso a rimessa per carri
da trasporto che venivano fatti entrare per una rampa posticcia;
nel 1928 fu acquistata dalla sig.ra C. M. che arredò le sale del
piano terreno. Nel 1954 la proprietà fu acquistata dagli A.
Oggi la Villa è
abbandonata e presenta grande necessita di restauri.
Un pianto che
riecheggia nella notte perdendosi tra le mura…… L’ombra di una
bambina che appare nell’oscurità…….Una disperata richiesta
d’aiuto…..
Queste frasi molto forti, ormai da diverse decine di anni
accompagnano la famosa Villa. Villa Clara è più conosciuto dalle
persone soprattutto dai ragazzi, come una casa stregata,
infangando tutto il prestigio acquisito nei secoli. La leggenda
narra che intorno ai primi del '900 in questa bella villa abitò
un nucleo famigliare di tre persone: papà, mamma e figlioletta.
Fino qui sembrerebbe tutto normale, ma per qualche misterioso
motivo pare che Clara (così si chiamava la bambina) avesse
poteri di chiaroveggenza. Avvisava i suoi famigliari di
avvenimenti che sarebbero accaduti in futuro, indovinandoci
ingenuamente tutte le volte. Si dice che il padre della piccola,
esasperato e forse intimorito dai poteri della bambina, una
notte, preso da un raptus di follia, la murò viva all’interno
della casa. Cosa accadde dopo è mistero assoluto.
Ora le voci che circolano dicono che in certe notti si senta la
bambina piangere,cantare,lamentarsi oppure la si veda girovagare
in giardino. Questa è la sintesi di circa 60 versioni diverse
della leggenda raccolte dal 2000 ad oggi.
Fatto sta che Palazzo Malvasia, resta un bene storico culturale
da preservare e salvare. Spero con queste poche righe di
aver riportato alla luce, la vera identità di questo splendido
luogo, ridandogli un po’ di quella dignità ormai persa nel
vociare popolare.
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