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  Castello di San Leo (San Leo - Pesaro Urbino)

a cura di Laura Quattrini

          

Nella media Valle del Marecchia, al centro della Regione storica del Montefeltro, su un'imponente rupe con pareti a strapiombo sorge la città di San Leo, i cui primi abitanti furono gli Umbro-Sabelli, i Galli e i Romani. L'antico nome di Montefeltro deriva dal masso roccioso, il Mons feretri dove, secondo la tradizione, sorgeva un tempio dedicato a Giove Feretrio. Pur non essendo in possesso di fonti in grado di attestare l'anno in cui i Romani giunsero in questo luogo, possiamo affermare che, fin dal III secolo, essi vi costruirono una fortificazione. Non munirono l’abitato di cinta murarie poiché la rupe è di per sé inaccessibile da qualunque lato... La straordinaria conformazione naturale del luogo ne ha determinato, dall’epoca preistorica, la doppia realtà di fortezza munita per natura e di altura inaccessibile e perciò sacra alla divinità.  Sul finire del III secolo giunsero nel Montefeltro, dalla Dalmazia, San Leone ed il compagno Marino, ai quali si deve la diffusione del cristianesimo che si propagò rapidamente in tutta la regione circostante, fino alla creazione della Diocesi di Montefeltro (l'antico nome di San Leo). Leone è considerato, per tradizione, il primo vescovo di Montefeltro, anche se l'istituzione ufficiale della Diocesi è avvenuta nell'826. Da quel momento, con la denominazione di Montefeltro si indicò non solo la fortezza-capoluogo, ma anche l'intera regione ecclesiastica che comprendeva la valle del Marecchia e quelle limitrofe del Foglia e del Savio. La morte di Leone è fatta risalire al 360 (il 1° agosto se ne celebra l'anniversario). Il suo corpo venne deposto in un sarcofago di pietra di cui si conserva, nel Duomo, il coperchio. Sull’originario sacrario edificato dallo stesso Leone che la tradizione vuole abile tagliatore di pietre, sorse la Pieve, dedicata al culto orientale della Dormitio Virginis. Nel VI secolo San Leo divenne un borgo civilmente organizzato: Procopio di Cesarea annota la città fra le roccheforti della regione.

LA PIEVE

La Pieve è il più antico monumento religioso di San Leo e dell'intero territorio del Montefeltro. Costituisce la prima testimonianza materiale della cristianizzazione di questa zona dell'entroterra: la primitiva cellula di una storia che si mescola e confonde con la tradizione. Il termine latino plebs sta a significare popolo e cioè lo strato sociale più umile della popolazione, che aveva fatto propri i valori cristiani rapidamente propagati nel mondo latino. Durante il Medioevo il termine passò ad indicare l'edificio in cui non solo si celebravano i sacramenti e si partecipava alle messe solenni, ma si svolgevano anche le riunioni dei capifamiglia per il dibattimento dei problemi legati alla comunità. Infatti, dopo la riorganizzazione del reticolo plebano, avvenuta in età carolingia, sempre maggiore risultò il ruolo ricoperto dalla pieve, anche in campo civile e amministrativo. La Pieve di San Leo può essere raffigurata metaforicamente come una nave incagliata su uno scoglio, una nave di pietra ancorata per sempre alla roccia che la sorregge e di cui si compone. L'edificio è infatti posto a cavaliere di una protuberanza rocciosa del masso leontino cosicché, rispettivamente a levante e a ponente, c'è spazio per due ambienti sottostanti le navate: la cripta o confessionale ed il cosiddetto 'Sacello di San Leone'. Quest'ultimo, accessibile da una porta esterna in prossimità della facciata, reca le tracce di una sorta di abside scavata direttamente nella roccia.

CAGLIOSTRO

Il Conte Alessandro Cagliostro e' stato il più famoso recluso del Forte leontino. Innumerevoli biografie hanno cercato di fare chiarezza su questo misterioso avventuriero che caratterizzò il secolo dei Lumi. Taumaturgo, "amico dell'Umanità" oppure comune ciarlatano? Il quesito, finora, non ha avuto risposta certa: il mistero che da sempre avvolge le molteplici attività svolte da Cagliostro (il suo vero nome era Giuseppe Balsamo), contribuisce a tenere vivo l'interesse su du lui. Nato a Palermo nel 1743, visse di espedienti durante la gioventù, divenendo un personaggio di spicco negli ambienti massonici dell'epoca. La sua fama di alchimista e guaritore raggiunse le corti più importanti d'Europa dove gli fu possibile stringere amicizie con personaggi di spicco: alla corte di Versaille conobbe il potentissimo cardinale di Rohan che lo coinvolse nel misterioso affaire du collier, un complotto che diffamò la regina Maria Antonietta e aprì la strada alla rivoluzione francese. Sfidò apertamente la Chiesa fondando a Londra una loggia di Rito egiziano e assumendo il titolo di "Gran Cofto". Il Sant'Uffizio non tardò a colpirlo emettendo una condanna a morte per eresia e attività sediziose. La pena fu commutata da papa Pio VI nel carcere a vita, da scontare nelle galere della fortezza di San Leo dove egli morirà, portando con se tutti i segreti di un'esistenza inquieta e avventurosa. Vi scontò quattro anni, quattro mesi e cinque giorni di durissimo carcere. Per vari mesi fu rinchiuso nella cella del "Tesoro" e per poco meno di quattro anni fu letteralmente sepolto vivo nella cella del "Pozzetto" ove morì il 26 agosto 1795, senza accettare il conforto della religione (Inquisizione), nonostante la presenza di un frate domenicano , messo al suo servizio per ordine del Card. Francesco Zelada, segretario di Stato. Nella terribile cella del "Pozzetto", si entrava solo dall'alto attraverso una botola ricavata nella volta. Cagliostro poteva vedere la luce esterna solo attraverso l'unica finestra a tre inferriate, da cui si scorgevano solo le due chiese sottostanti di San Leo. Fu questa l'ultimo tremendo e duro giaciglio di questo personaggio leggendario, che i francesi chiamarono "l'amico degli uomini", e che fu sicuramente un profondo conoscitore dell'animo umano e assertore di alti ideali di libertà.  Cagliostro dunque; il suo nome suscita tuttora fremito, curiosita' e ha fatto versare fiumi di inchiostro a scrittori e giornalisti. Protagonista di romanzi ed eroe degno di pellicole e fumetti, veniva definito prestigiatore, medico, indovino, alchimista e veggente ma in realtà era un TAUMATURGO "La verità su di me non verrà mai scritta, poichè nessuno la conosce". Sono le parole di Cagliostro a cui debbo dare ragione. Cagliostro era Alchimista, Mago proteso allo studio della Magia e del Pensiero Magico tanto temuto da "Santa" romana Chiesa Cattolica. La divinità è l'uomo, Cagliostro era in grado di guarire mali incurabili usando L'ENERGIA CHE TROVAVA DENTRO IL MALATO STESSO. Nessun potere "demoniaco" o ancor peggio "cristiano". Solo Conoscenza ed energia. Il problema è che se è Padre Pio (personaggio isterico ma cristiano) a guarire i malati (con risultati TOTALMENTE INCOMPLETI) allora è un santo, se lo fa Cagliostro (con risultati migliori di Padre Pio) allora è un demonio da rinchiudere in un'oscura cella di San Leo che non sarà mai "oscura cella" quanto la religione cristiano - cattolica. Perchè Cagliostro guarì ciechi, storpi, malati terminali con notevole maestria. Purtroppo non riuscì a guarire le menti degli uomini schiavi di una religione. Gran signore di modi, ricercato nelle vesti e certamente dotato di un potere magnetico non comune, frequentatore di corti e di salotti, corteggiato da sovrani e principi, amato da belle donne, il conte di Cagliostro usava arrivare ai ricevimenti in una carrozza tirata da sei magnifici cavalli bianchi.Personaggio quasi mitico che seppe fondere il mistero e l'avventura, la scaltrezza e la galanteria, la generosita' e la cupidigia, ancora oggi Cagliostro interessa scrittori, psicologi, appassionati del mistero e dell'occulto; ha strenui difensori come acerrimi detrattori. Basta solo pronunciare il suo nome per attirare alla Rocca di San Leo folle di visitatori, desiderosi di vedere il luogo dove per ordine del Santo Uffizio ecclesiastico, l'eretico Giuseppe Balsamo fu imprigionato e mori'.

         

                 

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