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  Eremo di San Galgano (Chiusdino - Siena)

a cura di Laura Quattrini

         

Chi non conosce la leggenda di Re Artù, dei suoi nobili cavalieri e della mitica spada nella roccia? Non è però altrettanto noto che proprio mentre, nel XII° secolo, la saga di Chrètyen de Troyes si diffondeva in Europa, in Italia un nobile cavaliere di nome Galgano Guidotti da Chiusdino, stava legando in maniera indissolvibile la sua esistenza al mito di Excalibur. Nelle terre toscane un'enorme quantità di miti e leggende aleggiano e creano uno strano alone di mistero. E  la leggenda di Artù, che da giovane e sprovveduto scudiero, riuscì a sollevare l'elsa della spada che per anni era rimasta conficcata nella roccia, assume caratteri realisti quando si raggiunge la Valle del Merse, nella contrada di Chiusdino, nelle campagne Senesi. Qui la Chiesa di Monte Siepi, nei pressi della famosissima Abbazia di San Galgano (nota come l'abbazia senza tetto) trattiene ancora vivo il mistero della spada. Chiunque si trovi di fronte all'eremo di San Galgano non può evitare di pensare alla storia dell'Italia medievale, alle sanguinose guerre tra Siena e Firenze, alle crociate e agli antichi cavalieri. Il Santo Graal e Parsifal, i cavalieri della# tavola rotonda e Re Artu, i templari, sono elementi storici e letterari che ci conducono a ciò che e' custodito all'interno dell'eremo di Montesiepi. La leggenda narra che Galgano, giovane dedito alla vita spensierata e lussuosa, in seguito alla visione dell'Arcangelo Gabriele, avesse abbandonato i beni terreni per ritirarsi  in meditazione. Per aver conferma della volontà divina, così si narra, conficcò la propria spada nella roccia ricreando con l'elsa l'immagine della croce di Cristo. Alla sua morte, nel 1181, Galgano fu proclamato santo e affluirono fedeli da ogni parte per rendergli omaggio. Per questo motivo, intorno al 1184, venne terminata la costruzione dell'abbazia di San Galgano. L'abbazia dopo un periodo di grande splendore durante i pellegrinaggi alle reliquie del Santo, fu completamente abbandonata finché, nel 1786, crollò il campanile distruggendo il tetto della navata principale. I materiali crollati sono stati oggetto di saccheggio per secoli, fino a che, agli inizi del 1900 è stata restaurata e attualmente appare in tutto la sua maestosità di stile gotico. Posta su un tratto pianeggiante della collina, con grandi archi a sesto acuto che formano le pareti, un prato verde che costituisce la pavimentazione e rosoni, bifore e capitelli che, al tramonto, creano un magico gioco di luci e ombre. La chiesetta di Monte Siepi è una piccola struttura in stile romanico senese, il tetto (con la caratteristica forma a cupola) e le pareti sono stati costruiti in cerchi concentrici bianchi e rossi. Qui si trova la leggendaria, unica e reale spada nella roccia che sia giunta sino a noi come muto testimone di un'epoca romantica tramandata da poeti e cantori. Al centro del pavimento, racchiusa da una cornice di marmo ormai levigato dal tempo, vi è una roccia in cui, quasi sino all'elsa, è conficcata una spada che la storia vuole infissa da San Galano nel XII secolo.

LA STORIA

Galgano Guidotti nacque nel 1148 da nobili genitori d'origine salica nel borgo di Chiusdino (SI), piccolo centro che sorge compatto ad ovest del complesso abbaziale. Le vicende della sua vita sono state in parte trasfigurate da leggende che nascondono poeticamente una base storica. Una leggenda racconta che la sua vita ebbe del miracoloso sin dal giorno della sua nascita; infatti si narra che i genitori Guidotto e Dionigia lo concepirono dopo molti anni di sterilità per intercessione di San Michele Arcangelo. Le documentazioni storiche ci riportano che Galgano ebbe una vita normale, felice e spensierata. Bello e prepotente, passò gli anni della gioventù quasi come tutti i nobili suoi coetanei, tra bagordi, avventure, belle donne e violenza. Finalmente ottenne ciò che da sempre ambiva: divenne cavaliere e con questo titolo conobbe la guerra, il dolore e la ferocia degli uomini. Dopo aver trascorso gli anni migliori con la morte accanto, decise di abbandonare una vita ormai consumata tra il ferro e il sangue. Il 21 dicembre del 1180, lasciò per sempre la famiglia, la promessa sposa Polissena di Civitella Marittima e, tra lo scherno dei cavalieri suoi pari, si spogliò delle armi ritirandosi in solitudine in cima ad una collinetta, dove si costruì come dimora una capanna di forma circolare fatta di rami e frasche. All'interno della povera casa conficcò la sua spada nella fessura di una roccia in segno di rinuncia alla violenza, trasformandola così in un crocifisso davanti al quale pregare. La spada ritta nel suolo aveva per i cavalieri del Medioevo un profondo significato spirituale: essa rappresentava e simboleggiava la Croce, segno di fede e di aspirazione alla Crociata. Secondo alcuni, probabilmente, la roccia in questione doveva essere il centro di un più antico luogo sacro, dove spesso ci si radunava per solenni giuramenti. Passarono 12 mesi tra privazioni, preghiere e miracoli, quando, all'età di trentatre anni, il 3 novembre del 1181 Galgano morì. Quattro anni dopo fu proclamato Santo da Lucio III. La cosa sorprendente è come la leggenda di Excalibur si intrecci con la spada di San Galgano, anch'essa infissa nella roccia, sebbene con qualche variante. Galgano visse nel periodo in cui il mito di Excalibur era già sicuramente conosciuto di Europa, ma è anche legittimo pensare che con ogni probabilità San Galgano non abbia mai sentito parlare della leggenda di Re Artù (che raggiunse un'effettiva popolarità solo agli inizi del XIII° secolo) e realmente abbia conficcato la sua arma nel masso in cui si trova ancora oggi. Non possiamo sapere se qualcuno lo fece dopo la sua morte, ma comunque le ultimissime analisi stabiliscono che la spada è autentica e antica. Dobbiamo anche considerare che a quel tempo era consuetudine per i crociati, quando non avevano a disposizione un vero e proprio crocifisso, pregare davanti alla propria spada, per l'appunto infissa nel terreno. Ricordiamo che ai tempi la spada di un cavaliere era benedetta da un Vescovo, assumendo così un significato spirituale legato alla croce del Cristo. A sbiadire l'analogia storica delle due spade resta anche il fatto che San Galgano la sua la conficcò nel terreno come rifiuto alla violenza, mentre Artù la estrasse per conquistare il trono, facendo scorrere fiumi di sangue. I misteri però iniziano dopo la sua morte: nessuno sa dove siano inumate le sue spoglie. Frammenti storici raccontano che la spada fu seppellita accanto a lui, e probabilmente così fu, lasciando la spada come croce sulla tomba. Oggi la spada è protetta da una cupola di plexiglas, dopo che in tempi recenti uno squilibrato, dopo ben 4 vani tentativi di rubarla, la spezzò a martellate: Ricordiamo che l'arma di San Galgano sino alla fine del secolo scorso si poteva estrarre liberamente dalla pietra, ma per paura che già allora qualche malintenzionato la rubasse, nella fessura tra la ma e roccia venne colato del piombo fuso. Da circa un anno, allo scopo di far luce sulla misteriosa spada, è stato dato il via ad una serie di ricerche e da una recente ispezione, effettuata con un "georadar", ha individuato sotto il pavimento della cappella una cavità rettangolare. Che sia la tomba del santo?

     

INFORMAZIONI

Chiusdino , 53012, via del Plebiscito 2 - tel 0577/751055 - fax 750221
E-mail: comunedichiusdino@tin.it
Sito Internet: www.comune.chiusdino.siena.it

     

           

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