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La porta Magica

a cura di Massimiliano Mastracci

   

La porta dei Cieli (Roma)

a cura di Luca Berto

    

In Piazza Vittorio Emanuele II, a Roma, esiste una porta molto particolare, sorvegliata da due misteriose figure e contornata da strane scritte in latino: è la cosiddetta “Porta dei cieli”. Le incisioni sul suo perimetro si dice siano state volute dal marchese Massimiliano di Palombara, per tutti coloro che avessero cuore puro e nobiltà di scopi potessero accedere alla Grande Opera, un segreto custodito da secoli dai Maestri d’Alchimia e d’Ermetismo. Il nobile romano pare sia venuto a conoscenza di questi segreti per la sua amicizia con Francesco Giuseppe Borri, un discreto alchimista che si dice fosse riuscito a scoprire la Pietra Filosofale, proprio nei laboratori sotterranei del marchese di cui sopra. Nato il 4 maggio 1627 a Milano, Borri frequentò il seminario dei Gesuiti di Roma, da cui fu espulso per troppa “vivacità”, come vedremo anche con Cagliostro. Continuò gli studi di medicina e chimica per conto proprio e cinque anni dopo, abbandonata la mondanità e le frivolezze carnali, iniziò lo studio della teologia e dell’ermetismo. I suoi interessi gli valsero, nel 1661, la condanna del tribunale dell’inquisizione, che lo costrinse a fuggire all’estero. Nel 1665, Borri conobbe, a Roma, Cristina di Svezia, accolto nel suo salotto di Palazzo Riaro alla Lungara (Palazzo Corsini), dove la sovrana si era fatta allestire alcuni laboratori per dedicarsi all’Arte Alchemica. Qui Borri conobbe Athanasius Kircher ed il poeta ermetico Francesco Maria Santinelli, ai quali diede prova della sua abilità di Alchimista. A Roma risiedeva anche il marchese di Palombara, nella residenza del quale Borri si recò un giorno, seguito da alcune guardie dell’inquisizione. Il marchese, che era appassionato anch’egli di alchimia, chiese al “mago” di compiere una trasmutazione, che riuscì realmente con l’utilizzo dell’erba detta “moli”, un’erba conosciuta fin dall’antichità, se è vero che ne troviamo traccia anche nell’”Odissea” di Omero, che cresceva abbondante nel giardino della villa del marchese. Borri donò al suo appena conquistato adepto una serie di documenti che contenevano (leggibili sono dai “puri di cuore e da coloro i quali avevano nobiltà di scopi”) i segreti della Grande Opera e alcuni rituali segreti. Nel 1680, il marchese fece apporre alcune iscrizioni alchemiche contenute nelle pagine donategli da Borri nel suo laboratorio, ed in seguito anche sulla porta di Piazza Vittorio Emanuele. Borri, scappato poi all’estero, come detto, fu ricondotto a Roma nel 1675 e costretto a rinnegare le sue convinzioni.

Esaurita la breve storia, torniamo a parlare della porta: di forma rettangolare, è addossata ad un muro dei giardini di Vittorio Emanuele II. Si compone di un frontone sorretto da un architrave e due stipiti, alla cui base è posto un gradino, il tutto in pietra marmorea. C’è da precisare che la parola “Vetriolo” (Vitriolum), relativa al segno posto alla base dei manufatto, ha una particolare rilevanza nel simbolismo alchemico: è un acrostico, le cui lettere vanno a formare la seguente frase, Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occuitum Lapidem, Unicam Medicinam (“Visita l'interno della terra, rettificando troverai una pietra nascosta, unica medicina”). Il “discepolo dell’arte”, per portare a termine la Grande Opera, dovrà adoperarsi con saggezza e pazienza per raggiungere la conoscenza necessaria ad arrivare al “vetriolo”.  Le incisioni della porta sono molto importanti per quella che è la tradizione alchemica. E’ stata individuata una sorta di complementarietà con quelle che sono presenti nel laboratorio del marchese, quasi come se volesse “spaccare in due” il segreto della Grande Opera. Sulla porta notiamo un riferimento al “Passaggio” dello stadio Alchemico che va dalla Nigredo, o Opera al Nero, all’Albedo, ovvero sia Opera al bianco, in cui l’alchimista comprende che non è soltanto il piombo, a dover essere trasmutato in oro, visti proprio come elementi materiali. Si fa anche riferimento a Giasone, non del tutto casualmente: in base alla Teogonia di Esiodo, infatti, l’eroe greco partì con una spedizione formata dai maggiori campioni dell’Ellade chiamati “Argonauti”, dal nome della loro nave “Argo”, alla volta della Colchide per conquistare il “Vello l'Oro” (tra questi ricordiamo lo stesso Ercole ed i Dioscuri, i gemelli Castore e Polluce, stelle che formano la costellazione dei Gemelli). “Argonauta” si può accostare al francese antico “argot”, da cui “artot”, cioè Arte Gotica, stile dei Templari e ripreso dai “Maestri Muratori”. Ma l’Argot è anche la “lingua degli uccelli”, linguaggio conosciuto solamente dagli Alchimisti, che, come afferma la tradizione, viene anche compreso dagli animali. Il fatto che non tutti i simbolismi fossero stati impressi nella pietra del manufatto non toglie assolutamente nulla al valore occulto delle iscrizioni portate. Le immagini riprodotte potrebbero essere il punto di partenza per giungere alla “Occultuam Lapidem”, quella “Pietra Nascosta” di cui parlavano gli Antichi Maestri d’Ermetismo, forse la Pietra Filosofale, tramite la quale è possibile trasmutare il piombo in oro. Non ci resta che attendere, per sapere la verità, un uomo dal “...cuore puro” e dalla nobiltà di scopi...”. 

LE INCISIONI

Il frontone è formato da un doppio cerchio, interno al quale si trova inciso:

TRIA SUNT MIRABILIA/ DEUS ET HOMO I MATER ER VIRGO/ TRINUS ET UNUS 

Il che sta a significare: “Tre sono le meraviglie: Dio e Uomo, Madre e Vergine, Trino ed Uno”. Interno al doppio cerchio si può osservare una specie di “stella di Davide”, la quale però, da un punto di vista Alchemico, rappresenta l'unione degli elementi “Fuoco”, (il triangolo con il vertice in alto), ed “Acqua” (il triangolo con vertice in basso). Quest'unione di figure geometriche è a sua volta sormontata dal simbolo della terra (un cerchio sormontato da una croce latina), dove all'interno del cerchio è possibile leggere:

CENTRUM IN TRIGONO CENTRI

Cioè: “Il centro (è-esiste) nel triangolo del centro”. Ancora, all’interno di questo cerchio raffigurante l’emblema della terra è visibile il simbolo del sole (un cerchio semplice con un punto al centro), il che raffigura anche la simbologia dell’Oro Alchemico. Al centro dell’architrave, invece, si può leggere in lingua ebraica (l’alfabeto Caldeo- Semitico si legge da destra a sinistra):

RUACH ELOHIM

Che tradotto significa: “Spirito (o soffio) di Dio”. Delimitata dalla simbologia alchemica degli “Spiriti Planetari” di Saturno (rappresentazione del piombo) e di Giove (stagno), rispettivamente posti a sinistra e a destra dell’architrave, si trova scritto su due righe:

HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIUS CUSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS NON GUSTASSET JASON 

“Il drago custodisce l’ingresso dell’orto magico delle Esperidi e , senza Ercole, Giasone non avrebbe gustato le delizie della Colchide”. Sullo stipite di sinistra, al di sotto dei simbolo di Saturno è scritto:

QUANDO IN TUA DOMO/ NIGRI CORVI/ PARTURIENT/ ALBAS/ COLUMBAS/ TUNC VOCABERIS/ SAPIENS 

“Quando nella tua casa i neri corvi partoriranno bianche colombe sarai chiamato sapiente”. Sempre sullo stipite di sinistra, sotto il simbolo di Marte (ferro) troviamo:

QUI SCIT/ COMBURERE AQUA/ ET LAVARE IGNE/ FACIT DE TERRA/ COELUM/ ET DE
COELO TERRAM/ PRETIOSAM

“Chi sa bruciare con l'acqua e lavare con il fuoco fa cielo della terra e del cielo terra preziosa”. Ancora più in basso, è possibile decifrare la seguente iscrizione posta al di sotto del simbolo di Mercurio (mercurio):

AZOT ET IGNIS/ DEALBANDO/ LATONAM VENIET/ SINE VESTE DIANA

“Quando l'azoto ed il fuoco imbiancano Latone, Diana viene senza veste”. Nello stipite di destra, in relazione al segno di Giove abbiamo invece: 

DIAMETER SPHAERAE/ THAU CIRCULI/ CRUX ORBIS/ NON ROBIS PROSUNT 

“Il diametro della sfera, il Thau del cerchio, la croce del globo non sono di vantaggio ai ciechi”. E continuando, sotto il simbolo di Venere (rame) abbiamo:

SI FECERIS VOLARE/ TERRAM SUPER/ CAPUT TUUM/ EIUS PENNIS/ AQUAS TORRENTUM/ CONVERTES IN PETRAM 

“Se farai volare la terra sopra il tuo capo, con le sue penne acque dei torrenti convertirai in pietra”.Giunti a questo punto, sempre nello stipite di destra, al di sotto dell'iscrizione dei glifo di Venere, troviamo l'immagine capovolta dei Mercurio (o Antimonio), con scritto: 

FILIUS NOSTER/ MORTUUS VIVIT/ REX AB IGNE REDIT/ ET CONIUGIO/ GAUDET OCCULTO 

“Nostro figlio morto vive; re, dal fuoco ritorno e gode di occulta unione”. Sul gradino abbiamo il simbolo alchemico del “Vetriolo”:

EST OPUS OCCULTUM VERI/ SOPHI APERIRE TERRAM/ UT GERMINET/ SALUTEM PRO POPULO 

“E’opera occulta del vero saggio aprire la terra affinché generi salvezza per il popolo”. Infine sulla soglia è possibile leggere:

SI SEDES NON IS 

“Se siedi non vai”.  Questa frase può anche essere letta al contrario, cioè da destra verso sinistra: “Se non siedi, vai”.

           

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