Secondo l'artista la prova è la stella rovesciata "Strano che sia sfuggita a
tanti uomini di Chiesa". "In quella porta c'è un simbolo satanico". Ernesto
Lamagna, scultore di fama internazionale, non ha dubbi su un aspetto a suo
dire inquietante di quello che ormai è diventato un'immagine della solidarietà veronese con la Palestina. Si tratta della "Porta della pace",
imponente opera in bronzo raffigurante la nascita di Cristo realizzata dallo
scultore senese Roberto Joppolo in una fonderia veronese e destinata alla
chiesa di Santa Caterina, adiacente la basilica della Natività di Betlemme.
La fonte della clamorosa "scomunica" è autorevole. Lamagna, infatti, è
segretario della Pontificia accademia dei virtuosi al Pantheon, istituzione
che dipende direttamente dal cardinale Paul Poupard, il ministro della Cultura della Santa Sede. Lamagna è reduce da lunghi soggiorni a
Villafranca, dove ha seguito la fusione di alcune sue opere nei laboratori
dell'"Artebronzo" di viale Primo maggio. L'ultima, una scultura di cinque
metri raffigurante un angelo e destinata al nuovo policlinico di Roma, è
stata recentemente inaugurata alla presenza dello stesso cardinal Poupard
nel giardino di villa Cavriani a Mozzecane. A Verona, l'artista romano ha
avuto modo di osservare con attenzione il portale che, un anno fa era stato
benedetto dal Papa in piazza San Pietro, davanti all'ambasciatore palestinese Nemmer Hammad. Secondo Lamagna la "firma" del diavolo sarebbe la
vistosa stella a cinque punte che fa da sfondo alla scena della Natività. A
differenza di come viene solitamente raffigurata, essa ha la punta rivolta
verso il basso. "Non mi permetto di giudicare l'opera da un punto di vista
artistico", afferma l'accademico pontificio, "ma la stella a cinque punte
rovesciata da sempre è il simbolo del l'anticristo, quindi un segno satanico. È come la croce rivoltata. La punta dovrebbe essere rivolta in
alto a significare la croce, l'albero della vita, che unisce la terra al
cielo. Dovrebbe essere il simbolo della luce che schiarisce le tenebre. Mi
meraviglio che questa cosa sia sfuggita all'artista e ai committenti, che
sono dei religiosi. Tutto ciò mi lascia senza parole. Gli antichi, quando
facevano un'opera d'arte, si documentavano sulla simbologia. C'era uno studio attento e se non avevano una preparazione specifica erano supportati
dai teologi. Poi c'è un altro particolare che denota perlomeno mancanza di
buon gusto: vi è raffigurato Giovanni Paolo II col viso quasi appoggiato al
sedere del bue. Mi ricorda l'elefantino della Minerva del Bernini col didietro rivolto verso i gesuiti". Il portale pesa dodici quintali, è alto
due metri e cinquanta e largo uno e quaranta. Vi sono ritratti anche San
Francesco d'Assisi, in omaggio ai frati francescani custodi di Terra Santa,
ai quali lo scultore senese ha donato l'opera e il Papa nell'atto di varcare
la soglia della chiesa di Betlemme. Guerra permettendo, verrà inaugurata il
prossimo natale, in dicembre. Nell'intenzione dei suoi promotori ecclesiastici, diventerà la quinta "porta santa" della cattolicità. "Il
fatto che venga portata a Betlemme, poi, è la cosa più sconcertante", continua
Lamagna. "Tra l'altro ciò che cattura subito l'attenzione è proprio la stella. Tutto il resto passa in secondo piano. Ripeto: è un simbolo
satanico". Tale interpretazione è confermata, in parte, anche da Raffaella
Di Marzio, del Gris, Gruppo di ricerche sul sacro, di Roma: "Non sono esperta in arte sacra e quindi non mi esprimo sul valore artistico
dell'opera, ma la stella fatta così è un simbolo satanico e spesso viene
associato ad altri simboli in uso per riti magici di vario genere". Si tratta del pentagramma rovesciato che in alcune
raffigurazioni include un idolo dalla testa caprina: il Baphomet venerato, ai tempi delle Crociate,
dalla setta musulmana degli "Assassini". L'autore del portale bronzeo, Roberto Joppolo, artista conosciuto in tutto il mondo, è un pezzo da novanta
dell'arte sacra. Le sue opere più famose sono il monumento a San Massimiliano
Kolbe, che fu esposto in piazza San Pietro in occasione della canonizzazione del martire polacco e l'"Albero dell'umanità" in bronzo,
realizzato per i giardini vaticani in ricordo del Giubileo dei governanti
svoltosi il 5 novembre 2000.
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