Un'ardita, coraggiosissima costruzione architettonica a schiena d'asino
si protende con le sue arcate asimmetriche al di sopra del fiume
Serchio, nei pressi di Borgo a Mozzano. La singolarità della sua struttura da
sempre ha acceso l'entusiasmo e la curiosità degli appassionati di
storia e di arte non solo per l'indubbia bellezza dell'opera, ma anche per le difficoltà realizzative, soprattutto se considerata la remotissima
epoca della costruzione, da ascrivere al secolo XI. Chiamato "del
diavolo" per un'antica leggenda e "della Maddalena" da un'edicola che
conserva la statua della santa, il Ponte fu fatto erigere, sembra, dalla
Contessa Matilde. Oggetto di restauro nel secolo XIV sotto la signoria di
Castruccio Castracani, il ponte ancora oggi si conserva pressoché
intatto. Ma il fascino dell'opera promana indubbiamente anche dalle leggende
che circondano la storia delle sue origini, su cui continuano a gravare
dubbi, incertezze e misteriose lacune. Secondo una antica leggenda pare
che il costruttore, non riuscendo ad innalzare l'arco del ponte, avesse
implorato la collaborazione del diavolo. Questi, in cambio della prima
anima che avesse attraversato il ponte, concesse il suo aiuto, realizzando l'opera in una sola notte. Quindi il costruttore, furbescamente,
aizzò un maiale a correre su per il ponte; così il diavolo, beffato,
dovette accontentarsi dell'anima di una bestia, scomparendo nelle acque del
Serchio. Presso molti popoli e culture, da tempi remotissimi la costruzione di ponti veniva considerata una operazione delicata dal punto di
vista religioso, poiché il ponte unisce artificialmente ciò che è diviso
in natura, richiedendo per questo sacrifici o cerimonie particolari (si
pensi che presso gli antichi romani una delle massime autorità religiose era il Pontifex Maximus, ovvero il Sommo Pontefice che poi ritroviamo
come appellativo del Papa nella tradizione cristiana).
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