La
città di Roma da sempre ha esercitato sull’Uomo un certo fascino, essa è
il luogo ove arte, cultura e antiche tradizioni sono mescolate tra loro
in un indivisibile connubio, ma la capitale è una città “particolare” e
misteriosa sotto molteplici aspetti. Scopo di questo articolo così è
disegnare un “itinerario del mistero” tra le vie della capitale, tra
strane entità e culti misterici. Ho poi realizzato una curiosa mappa
alle entità e alle manifestazioni spiritiche della Capitale ed in
particola di quel tratto chiamato “mezzaluna” ove, in passato, sorgeva
un tempio dedicato a Proserpina, interrato, che veniva riaperto ad ogni
celebrazione e che ha sicuramente contribuito a far nascere quella
leggenda popolare che vuole presente, in quel “gomito” del Tevere, una
delle porte verso gli Inferi. Saranno suggestioni ma….è proprio in
questa area che troveremo i più noti fantasmi della città. Troviamo così
a piazza Navona Olimpia Pamphili che apparirebbe nelle notti di
plenilunio su carrozza trainata da cavalli neri, o Costanza de Cupis,
detta “Costanza bella mano”, nobildonna, ricamatrice che perse la mano
per una fattura. Passeggiando tra i viali di Tratevere, tra sant’Apollonia
fino a Piazza di Spagna ecco che si può incontrare il fantasma di
Serafina Feliciani, moglie di Cagliostro o ancora Beatrice Cenci,
decapitata l’11 Settembre 1599 per assassinio sul ponte Sant’Angelo. Una
visita di tal tipo non può non contemplare il Museo delle Anime del
Purgatorio, presso Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, con
testimonianze di apparizioni di defunti su lenzuoli, tavole, libri.
Un museo Unico in
tutto il mondo, e in realtà poco conosciuto (fig.1-2) che incute
realmente un reverenziale timore al pensiero di cosa può aver generato
tali manifestazioni indubitabili. Parlando ancora di fantasmi, e
rimanendo nell’area, un cenno va fatto uno dei più curiosi spettri
“cinematografici” romani: Lucia, del famoso film/sceneggiato IL SEGNO
DEL COMANDO. Si tratta di un film di genere fantastico/giallo in cinque
puntate, prodotto dalla Rai nel 1971, per la regia di Daniele D'Anza,
che parla di antiche maledizioni, fatture, tristi presagi, assassini
spietati, sette segrete, opere musicali scomparse e maledette e oggetti
magici. Un vero Cult assolutamente da vedere e rivedere. Curioso che
anche alcuni dei più importanti luoghi ove è stato girato il “segno del
Comando” si trovino in questa zona. Ancora una volta realmente
passeggiare per tali vicoli con tali informazioni trasmette una
inquietudine d’animo non indifferente ma, per chi vorrà cimentarsi, i
dettagli sui luoghi li rimando alla mappa già accennata. Se invece
torniamo all’Antico, primo luogo della visita non può essere che il
Colosseo il cui nome reale era in realtà l’Anfiteatro Flavio, costruito
dall’imperatore Vespasiano. C’e’ chi dice che il nome Colosseo derivi
dal fatto che esso fosse un grande tempio diabolico, del resto essendo
un luogo di forti emozioni e violenze, basti pensare alla morte di
uomini e belve feroci, con l’avvento del Cristianesimo fu legato alla
negatività e demonizzato. Nella tradizione popolare del ‘500 si credeva
che l’arena fosse sede di demoni e stregoni e lo stesso Cellini,
racconta, per esempio , in una sua biografia di aver partecipato a riti
magici all’interno del Colosseo per ritrovare la bella Angelica, ragazza
siciliana di cui era innamorato.
Al Cellini fu poi
rivelato, da detti demoni, sempre su sua ammissione, anche un tesoro
nelle vicinanze della città, e si narra che l’artista andasse in giro
con negromanti all’interno dei fori imperiali alla ricerca, appunto, di
questi antichi tesori. Poco distante è presente un altro luogo
“misterioso”, un antico mitreo. Secondo la tradizione Mitra sarebbe nato
da una roccia il 25 dicembre , Natalis Solis Invicti , giorno della
nascita dell’invincibile sole e che poi coinciderà con il natale
cristiano. La missione di Mitra era chiara, salvare l’umanità e per far
questo il dio doveva uccidere e spargere sulla terra il sangue
dell’animale simbolo della vita, un toro. Il compito di Mitra era tutt’altro
che facile, si oppongono a questa sua impresa alcuni animali come lo
scorpione, il cane e il serpente, simboli del male, o meglio del “caos”.
Il Dio riesce comunque ad uccidere l’animale dal cui sangue sparso sulla
terra nasce la vite, dal midollo il grano e dal seme gli animali utili.
La scelta degli animali che si contrappongono alla tauroctonia non è
casuale infatti i riti erano celebrati soprattutto durante l’equinozio
di primavera, proprio nel segno del “toro” e la costellazione opposta è
guarda caso quella dello “scorpione”.

La religione mitriaca
è dunque una religione legata al cosmo e alle stagioni, i riti venivano
celebrati in grotte che, oltre al peculiare carattere ctonio, avevano
rappresentato nel loro interno appunto la volta celeste, come nel mitreo
in questione, ove son presenti anche 11 aperture, numero ancora una
volta non casuale ma che rappresenterebbe il bene e il male e di cui 7
rappresenterebbero le costellazioni principali e 4 le stagioni.
Tra le cerimonie del culto all’adepto veniva prescritta una abluzione in
vasche sacre piuttosto simile al nostro battesimo, inoltre sembrerebbe
che la parte più caratteristica del rituale fosse il banchetto finale in
memoria del trionfo di Mitra, ove si consumavano pane, acqua e vino ,
“cibi” e “bevande” che ritroviamo anche nella cultura cristiana.
Insomma, nel culto mitriaco troviamo i temi del “sacrificio”, dell’
“Ultima Cena” e dell’ “Ascenzione” cari al Cristianesimo. Se le
similitudini con il Cristianesimo sono tante, le diversità però lo sono
ancora di più, infatti la religione mitriaca si basa sulla liberazione
dell’adepto e la ricerca del raggiungimento di un legame con il divino.
Questo mito, per molti aspetti, ricorda un po’ quelli legati al culto
della dea madre. Infatti la grotta è il tipico ambiente conio legato
all’immagine del ventre femminile, mentre dal toro, le cui corna sono
tanto simili alle trombe di Falloppio, si ha la “nascita” del
“conosciuto”.
Tutto quanto qui
esposto è presente nel mitreo della chiesa di San Clemente. Nel livello
inferiore della chiesa troviamo un vestibolo adornato con splendidi
stucchi e poi l’aula ove si trova un altare ornato appunto con
l’immagine della “tauroctonia”, un enorme serpente e infine i due
dadofori, uno con la fiaccola abbassata e uno con la fiaccola alzata a
simboleggiare rispettivamente il giorno e la notte. Il primo è il Cautes,
simbolo dell’attività solare fra il 21 dicembre e il 21 giugno, l’altro,
il Cautopates, rappresenta il sole nella fase calante. Il sito di San
Clemente era però una vera e propria scuola, è costituito da tre
ambienti e un nugolo intricato di corridoi: un Triclinio, un pronao e un
ambiente ove gli adepti imparavano le 7 verità. Nella discesa verso
altri ambienti, poi, si può ascoltare un sordo rumore di acqua, ebbene
sempre nel livello inferiore della chiesa vi si trova una sorgente,
elemento che farebbe ancor più pensare al legame tra il culto mitriaco
legato alle stagioni e quello della dea madre.

Le tracce della Grande
Madre ci conducono così in piazza San Marco. I primi contatti con il
mondo egizio, almeno ufficialmente, si ebbero in Italia proprio a Roma,
in particolare attecchirono in Italia il culto di Serapide, che poi
sarebbe Osiride associato al toro Api, e quello plurimillenario di
Iside. “Io sono Iside, la divina , colei che detiene la magia degli
incantesimi”. Così troviamo scritto su alcune stele che descrivono
appunto la dea e i suoi enormi poteri con i quali riesce a sconfiggere
il male rappresentato da Seth e a resuscitare il marito Osiride grazie
alle “parole di potenza”. Essa è spesso rappresentata con il volto bruno
e con in grembo un bambino, il figlioletto Horus, iconografia poi
confusa con quella della Madonna. Ed ecco così che l’Iside romana ci si
svela in tutto il suo millenario aspetto, infatti un busto
rappresentante la divinità è quello di “madama Lucrezia” caratterizzato
dal mistico nodo sulla veste e proprio posto in piazza San Marco,
accanto a Palazzo Venezia. Oramai però ben poco rimane del culto isideo
nella città, un santuario dedicato alla dea si trovava sotto santa
Sabina, mentre sul Quirinale si trovava un serapeo dal quale provengono
le statue dedicate al dio Bes che si trovano accanto alla porta
“alchemica” di villa Palombara. Ancora appartenenti alla cultura egizia
sono il “Piedone” che appunto da’ il nome alla via “pie’ di marmo” e la
figura cinocefala che ha dato il nome alla contigua Santo Stefano Del
Cacco. Iside è così signora dei serpenti e l’ofide infatti ha una
importante valenza nelle tradizioni esoteriche della città. Per
introdurre il “culto del serpente” dobbiamo prima descrivere la figura
di Asclepio o Esculapio il cui culto è originario della Grecia, presente
prima ad Egina e poi ad Epidauro. Nei templi dedicati alla divinità, i
malati usavano dormire ai piedi della statua del dio dopo esser stati
sottoposti a cerimoniali molto suggestivi e impressionanti. Il malato
durante la notte riceveva la “visita” della divinità che gli avrebbe
suggerito i rimedi per debellare la malattia. Il culto della divinità si
trasferisce dalla Grecia in Italia, e in particolare a Roma sull’isola
tiberina. Il mito narra che per debellare la peste del 293 a.C. fu
portato in città un serpente consacrato al dio dalla città di Epidauro.
Appena la nave che lo trasportava raggiunse la foce del Tevere l’ofide,
saltando dall’imbarcazione che lo trasportava, avrebbe ridisceso il
Tevere fino all'isola scomparendo poi nel luogo dove fu costruito il
nuovo tempio, inaugurato nel 289 a.C. Attorno al tempio, come ad
Epidauro, dovevano sorgere dei portici destinati al ricovero dei fedeli
e dei malati, ed è certamente singolare che l'isola abbia continuato ad
essere luogo di cura e sede di un ospedale attraverso il Medioevo fino
ai nostri giorni. Di non scarsa importanza è poi la bellissima chiesa di
Santa Maria in Aracoeli. L’edificio, Costruito nel VI secolo, rivestì
una notevole importanza nella vita religiosa del medioevo, come
testimonia la presenza nel suo interno di una statua raffigurante il
Bambino Gesù il cui legno, secondo la tradizione, proverrebbe da un
ulivo dell'orto del Getsemani. La tradizione vuole che la chiesa
sorgesse su di un tempio pagano preesistente dedicato a Giunone, ma in
realtà il sito dovrebbe essere molto più antico e forse dedicato a culti
isidei come oggi quasi ci indicano i leoni bronzei di origine egizia
presenti forse non casualmente all’inizio della scalinata. E’ comunque
certo che in prossimità della chiesa sorgeva l’Auguraculum, un’area
sacra in cui avevano luogo cerimonie importantissime connesse alla
carica regia e all’attività degli àuguri che traevano gli auspici
interpretando il volo degli uccelli. Secondo diversi studiosi la chiesa
sarebbe stata fondata per iniziativa di Sant’Elena, la madre
dell’Imperatore Costantino, ma è molto più probabile che essa sia stata
costruita solo molto più tardi alla fine del VI secolo quando vi si
insediò un monastero di rito greco per poi passare all’ordine
Benedettino e da questo, nel 1250, a quello Francescano.
Per concludere il nostro viaggio tra i misteriosi culti misterici romani
dobbiamo infine spostarci nella vicina piazza Navona. Sul nostro cammino
per la piazza incontriamo il famosissimo Pantheon, attribuito per alcuni
ad Agrippa, per altri all’imperatore Adriano. Proprio qui di fronte
troviamo la chiesa di Santa Maria Sotto Minerva, ancora una chiara
allusione ad un’operazione sincretica di sovrapposizione di culti. Nella
piazza antistante ecco un piccolo obelisco sorretto da un elefante,
opera concepita dal Bernini, attratto proprio da questa cultura egizia
nella capitale. Il grande artista fu infatti influenzato da una figura
piuttosto singolare, uno dei primi ad occuparsi dei misteri egizi, il
gesuita tedesco Kircher con la sua opera “Sphinx Mystagoga”. Lo scultore
si lasciò molto influenzare da queste nuove idee e sarà da questo
insolito connubio che nascerà la spendida opera di piazza Navona, la
fontana dei 4 fiumi. E’ qui che ritroviamo diverse conoscenze egizie, il
Leone, per esempio, emblema solare e animale sacro ad Osiride,
contrapposto all’Ippopotamo che esce dalle acque. Ebbene il significato
etimologico dell’ippopotamo è “cavallo dei fiumi” il simbolo del
malvagio Seth. La fontana dunque simboleggia l’eterno equilibrio egizio
tra bene e male, tra il leone e l’ippopotamo, tra Osiride e Seth.
LEGENDA DELLA
CARTINA DELLE ENTITA’
1-
Piazza Navona – fantasma di Olimpia Pamphili appare nelle notti di
plenilunio su carrozza trainata da cavalli neri - Fantasma di Costanza
de Cupis, detta “Costanza bella mano”, nobildonna, ricamatrice che perse
la mano per una fattura
2-
Piazza Navona/sant’Apollonia/vicoli fino a Piazza di Spagna – Fantasma
di Serafina Feliciani, moglie di Cagliostro
3-
Lungomare tra Ponte Umberto I e Ponte Sisto – Anime degli annegati nel
Tevere
4–
Museo delle Anime del Purgatorio, presso Chiesa del Sacro Cuore del
Suffragio, con testimonianze di apparizioni di defunti.
5-
Ponte Sant’Angelo - Fantasma di Beatrice Cenci, decapitata l’11
Settembre 1599 per assassinio sul ponte
6–
Via governo vecchio, 57, appartamento al terzo piano. La tradizione
vuole sia il più infestato della Capitale
7–
Campo dei Fiori – Fantasma di Giordano Bruno
A–
La zona in questione è stata scelta perché si narra che in tale curiosa
“curva” teverina esistesse un antico tempio dedicato a Proserpina
ingresso per l’oltretomba e il regno degli inferi. Da qui forse anche le
tradizioni e leggende legate ai fantasmi.
NUMERI ROMANI
I luoghi “cinematografici” del
famoso film/sceneggiato "Il segno del comando"
I –
via vecchierelli - casa di sir Percy Delaney
II –
piazza dei coronari - inseguimento tra le vie di “Lucia”
III -
Piazza con rudere romano
IV –
Complesso monumentale di S. Salvatore in
Lauro – palazzo della seduta spiritica

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