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  Il masso di Mandringa (Volterra - Pisa)

a cura di Roberta Federici

     

Vado a Volterra ogni anno; è li che abitano le mie cugine Cristina e Valentina, con le quali ho un bellissimo rapporto. Volterra è una splendida località medievale in provincia di Pisa. Tempo fa ci sono andata a passare una settimana e, passeggiando in uno dei suoi viottoli mi sono fermata a guardare la vetrina di una libreria... c’era un libro intitolato "Volterra magica e misteriosa". Fantastico!! Avendo una spiccata passione per questo genere di cose sono entrata e l’ho comprato. A casa, leggendolo, sono venuta a conoscenza di un posto davvero speciale... il titolo del capitolo era "Streghe a Mandringa". Streghe? La mia passione! Si parlava di un masso e della fonte sottostante dove sembra che, in altri tempi, le streghe usassero riunirsi di notte. Ho chiesto a Cristina dove fosse e lei mi ha detto "E’ qui dietro!". In pratica, ci sono passata davanti centinaia di volte senza saperlo!! Abbiamo preso la macchina e siamo andate a vederlo. Un grosso masso, con un’apertura davanti e sotto, una fonte. Ho scattato alcune foto e siamo tornate a casa. Purtroppo, non ho mai trovato altre notizie su quel posto aldilà della pagina del libro, che qui riporto per intero. Se qualcuno avesse ulteriori informazioni, ben venga!!

LE STREGHE A MANDRINGA 

Se fu facile per San Barbato abbattere il secolare Noce di Benevento e disperdere cosi le migliaia di streghe che vi si davano convegno, le difficoltà che avrebbe incontrato a Volterra sarebbero state tanto sovrumane da fargli perdere la speranza di poter sfrattare da Mandringa le malefiche allieve di Satana che schiamazzando vi si radunavano la notte del sabato. Un conto fu tagliare l’albero, per quanto maestoso, e costruire sulle sue radici una chiesa; un altro conto invece sarebbe stato distruggere quell’enorme masso che si staglia possente verso il cielo, sulla strada di Badia, avvolto nell’edera, nei rovi e nella madreselva. Ai suoi piedi, sotto l’arco duecentesco, sgorga da sempre un’acqua limpida e pura, ritenuta in ogni tempo la migliore della città: 
     

"Chi sciacqua le lenzuola / alla Docciola, - ricordava il D’Annunzio nel Forse che si forse che no - convien che l’acqua attinga / alla Mandringa".

   

Attorno al masso, di giorno, ero tutto un vai e vieni di donne e di ragazzi, un continuo ciarlare spensierato che accompagnava la lunga teoria di brocche e di mezzine di rame assetate di quell’acqua fresca e gorgogliante. Ma di notte, il sabato notte, poco prima che l’orologio di Piazza scandisse la fine di un altro giorno, un fruscio lento e rabbrividente penetrava l’aria gia greve e pregna di zolfo, seguito da un brusio che, sempre più marcato ed intenso, faceva da macabro preludio alla vorticosa danza delle streghe. Le donne e i ragazzi ascoltavano terrorizzati nel dormiveglia le voci stridule e sghignazzanti delle streghe e, quando il lugubre stridio della civetta e il lamentoso miagolio dei gatti annunciavano l’arrivo di altre entità malvagie, neppure gli uomini avevano il coraggio di uscire di casa. Sull’orlo delle Balze, un’altra notte di tregenda si stava consumando in onore del Principe delle Tenebre, ai piedi delle antiche mura, fra il sacro tempio dei Patroni e il diruto cenobio dei Camaldolesi.

     
             

BIBLIOGRAFIA

· "Volterra magica e misteriosa" di Franco Porretti, prefazione di Enzo Biagi  Pacini Editore, pag. 285/286

     
     

                    

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