IL
LIBRO
La
società e la cultura
moderna presentano oggi,
con nuove vesti, antichi
retaggi culturali e
rituali pagani, spesso
assorbiti dalle attuali
religioni, che però si
ripresentano con forza
tra le pieghe del manto
tessuto proprio per
nasconderli e coprirli.
E' così che il vento
della reminiscenza fa
gonfiare questi veli
facendo loro assumere le
forme di una antica
figura pagana la Dea
Madre, divinità dai
tanti nomi, Iside,
Isthar, Venere, Gaia,
Epona, e che oggi
potremmo facilmente
identificare con le
numerose Vergini Nere
presenti in tutto il
continente. Per
conoscere le sue reali
origini e andare alla
ricerca delle tracce che
la mater ha lasciato nel
folklore e nella cultura
popolare d'Italia e
d'Europa, Andrea
Romanazzi si è
addentrato tra le lande
desolate di miti e
antiche leggende. La dea
non è mai scomparsa,
essa si è solo ritirata
nel profondo delle
foreste e dei boschi,
con il suo compagno, il
Dio, apparendo nelle
fiabe e nelle tradizioni
popolari, lasciando come
monito i suoi templi: le
pietre. Sarà proprio il
culto della roccia sacra
o belitico, presente nel
folklore Italiano, a
guidarci come mistico
filo d'Arianna tra le
figure di Artù e del
paladino Orlando, di
Teseo e il Minotauro,
tra le Amazzoni e le
divinità arboree,
passando poi per Ulisse
ed Enea alla ricerca del
ramo d'oro che schiude
la conoscenza, o della
mistica mela dell'albero
dell'Eden che tanto
ricorda i pomi di Avalon
o del giardino delle
Esperidi. Ancora oggi si
possono udire i menhir
cantare e parlare all'
orecchio dell'uomo, sono
suoni e vibrazioni
d'eternità che riescono
a lacerare quel velo che
oscura il nostro
passato. Il testo consta
di 130 pagine ripartite
in quattro parti. Nella
I parte l'Autore
analizza il culto
belitico o delle pietre
sacre addentrandosi tra
miti e leggende,
ascoltando il verbo di
Giacobbe o il canto di
Esiodo su Zeus, la divin
roccia, e la sua nutrice
Amaltea. Saranno questi
racconti che lo
condurranno nelle
"foreste di pietra" ,
tra menhir , dolmen e
cromlech sparsi in tutta
Europa. In iter
approfondirà il reale
significato di questi
sacri massi affermando
che "il culto delle
pietre va ben oltre
l'adorazione to court di
menhir e dolmen, esso è
legato ad una serie di
rituali naturali spesso
differenti tra loro ma
tutti riconducibili
all'idea della roccia
come tramite tra le
divinità", una coniuctio
tra l'elemento
femminile, il principio
produttore, e quello
maschile, il principio
ingravidatore. L'Autore
formula così una
interessante ipotesi,
"la roccia infissa nel
terreno diventa facile
metafora dell'atto di
fecondazione, essa è il
tramite attraverso il
quale il dio può
ingravidare la sua sposa
e renderla fertile". In
una visione microcosmica
"i rituali di fertilità
legati alla natura
diventano riti legati
alla fecondità della
donna", nasce così una
vera e propria "cerca",
attraverso il fitto e
intricato mondo delle
tradizioni e del
folklore italiano dalla
Val d'Aosta alla Puglia,
di rituali per
assicurare la fertilità
alle giovani donne
spesso celati sotto le
nuove vesti della
religione Cristiana "con
una vera e propria opera
di sincretismo da parte
dei sacerdoti... che
sostituiscono la vecchia
dea madre con la Vergine
Maria",e la cui ricerca
su tutto il territorio
nazionale, porterà il
lettore in luoghi e
santuari "ove ancora
oggi si può ascoltare la
magica atmosfera di
antiche tradizioni",
echi di antiche
reminiscenze mai sopite.
Ecco così, nascoste
dietro la Virgo del
Puteo o del pozzo, il
ricordo del culto delle
grotte e delle sacre
stalattiti, "immagine
acheropita del dio
stesso che, generato
esso stessa dalla dea,
si materializza nel
ventre della sua sposa
ingravidandola". Nella
II parte, suddivisa a
sua volta in tre
capitoli, ci propone un
mistico viaggio alla
ricerca della dea tra le
coste delle misteriose
isole del Mediterraneo
ove le sue tracce sono
rimaste ben conservate
per millenni a causa del
naturale isolamento al
quale queste zone son
soggette. Seguendo così
un invisibile filo
d'Arianna il lettore
partirà dall'antica
Ogygia omerica, l'isola
di Malta e, come novello
Ulisse, incantato da una
terra che ancora trasuda
le magie della dea
Calipso, incontrerà
negli intricati antri le
sacerdotesse della dea,
le famose Smisurate. Si
salperà così per nuove
mete fino a fermarsi lì
dove si posson guardare,
usando le parole di
Omero, "le opre
dell'aurea Afrodite
Ciprigna, che risveglia
la soave brama dei numi,
soggioga le stirpi
mortali, gli uccelli
alti in cielo e tutte le
bestie". Qui tra
sacrifici umani e
divinità androgine
l'Autore spiegherà il
mistero che si cela
dietro le Amazzoni e le
spose di Adamo tra cui
Eva, "colei che
sorveglia l'albero dei
pomi, lo stesso delle
terre iperboree, di
Avalon o del giardino
delle Esperidi", la
donna che poi le
divinità maschili han
trasformato da "grande
Dea in peccatrice".
Sempre seguendo questo
mistico filo il lettore
giungerà a Creta, il
ventre della dea, ove
come Teseo conoscerà il
reale significato del
labirinto "l'utero della
dea madre nel cui
interno dimora il toro
universale". La III
parte del testo
focalizza la sua
attenzione sulle
divinità maschili delle
foreste, gli sposi della
dea che, rappresentando
la ciclicità della
natura, muoiono e
rinascono per assicurare
la fertilità della loro
sposa: la Natura. Sul
ricordo di antiche
divinità come Dioniso,
Osiride, Adone, Pan,
prenderan vita una serie
di rituali di
smembramento, ancora
oggi praticati in molte
località italiane, in
modo che "ogni fedele
possa partecipare alla
forza del dio, acquisire
prima dalla pianta, poi
dalla carne dell'animale
e successivamente dalla
reliquia il suo potere".
La IV parte conclude lo
studio effettuato
soffermandosi sulle
feste del "fuoco" e i
particolare sulle
quattro festività
celtiche, tra cui la
famosa Halloween, le
tradizioni e il folklore
contadino ad esse legate
in Italia e in Europa.
Sarà tra rituali ancora
oggi espletati che
faranno la loro comparsa
divinità mai scomparse
come il dio Lugh o la
dea Brigit poi
trasformati nei santi
Antonio e Brigida, le
cui memorie sono ben
conservate nelle nuove
immagini con le quali
essi si presentano. |