«Non avrei mai pensato di rimettermi a scrivere su Rennes-le-Château.
Dopo i miei libri precedenti e vista la mole di pubblicazioni che
sono uscite sull’argomento, credevo di aver esaurito gli argomenti e
che, in fondo, non ci fosse più interesse da parte dei lettori. Mi
sbagliavo su entrambi i fronti! Sono davvero tante le novità che ho
avuto modo di scoprire e tanti i contatti che ho stabilito in questi
ultimi tempi. Addirittura gli ultimi fatti risalgono a pochi giorni
prima della consegna del manoscritto all’editore. L’enigma continua
a far parlare di sé, è una fonte inesauribile, e gli aspetti nuovi
spuntano un po’ da tutte le parti e s’inseriscono gli uni dentro gli
altri in un collage perfetto. Molto spesso devo interrompere il mio
lavoro e controllare che quello che sto scrivendo è un saggio, un
insieme di resoconti e fatti attendibili e non il più fantasioso dei
romanzi. Anche il pubblico segue quest’andamento e ricerca sempre
nuovi spunti. Da molti anni tengo conferenze e incontri in tutta
Italia e sono sempre moltissime le persone che mi pongono le domande
più disparate sui molti misteri che ruotano attorno a questo
villaggio francese. Molte riguardano il favoloso tesoro che il
parroco Saunière avrebbe trovato e che gli ha permesso di realizzare
le stravaganze che lo hanno reso immortale, altre sono incentrate su
alcuni strani personaggi e sulle società segrete che reggerebbero le
fila della vicenda, altre ancora sono incentrate sulla topografia
del luogo. E poi, immancabile, la domanda delle domande: «Ma lei che
cosa pensa di tutto questo?». È il quesito che cerco sempre di
lasciare alla fine, quando attorno al tavolo rimangono solo poche
persone, gli aficionado irriducibili, coloro che veramente si
nutrono di misteri e che ritengono questi argomenti la miglior
medicina contro «il logorio della vita moderna», come recitava anni
addietro il famoso spot di un amaro. Che cosa penso di
Rennes-le-Château? È un rapporto di odio-amore che dura da vent’anni
e che non finirà mai. La mia è una passione vera, autentica, proprio
perché nata dal caso e non da calcoli speculativi. Ho scoperto il
tutto perdendo un treno quando ero studente universitario e da
questo «sbaglio» è nata, per me, una differente visione del mondo.
Quel villaggio appollaiato su una collina ventosa, a quasi mille
chilometri di distanza dal mio mondo quotidiano, è divenuto un punto
fermo e irrinunciabile. Quando sono lì mi sento bene; sono a casa.
La porzione di odio è riservata, invece, a coloro che, da molti
anni, cercano in tutti i modi di distruggere questo sogno. I mezzi
che usano sono dei più svariati tipi e vanno dal piccone alla
dinamite, dalla calunnia alla carta stampata. E sicuramente quest’ultima
ha fatto più danni dell’esplosivo. Per qualche oscuro disegno ci si
è accaniti contro quella che, a mio avviso, è una pura e semplice
ricerca materiale e spirituale, quasi un gioco, e la si è investita
di significati e aspetti negativi che nulla hanno a che vedere con
quello che realmente è successo da queste parti più di un secolo fa.
Secondo queste strambe teorie, Rennes-le-Château sarebbe il male
assoluto, ricettacolo di miscredenti, pazzi e creduloni (per usare
un eufemismo), un posto da evitare come la peste per non essere
contagiati dalla negatività che albergherebbe in ogni anfratto del
paese e della regione. Mamma mia, pensate che problema per quei
centotre abitanti stabili che non sanno il pericolo che corrono ogni
giorno! In realtà, i più assidui detrattori sono poi quelli che
incroci sempre per le vie del paese durante l’estate e scorgi in
mezzo alle rocce dei dintorni alla ricerca di grotte e vari segnali.
Sono sempre gli stessi che si accalcano in chiesa il 17 gennaio per
avere la posizione migliore per fotografare le famose «mele blu» e
controllare chi c’è e chi non c’è, tanto per dare un tocco di gossip
che, di questi tempi, rende molto. Anche questo, purtroppo, fa parte
del grande gioco.
Adesso passiamo alle cose utili (e anche dilettevoli): ho pensato
questo nuovo lavoro come una sorta di viaggio in cui, tutto sommato,
Rennes-le-Château non è che una tappa. Durante le mie ultime
ricerche ho avuto modo di soffermarmi su alcune località che fanno
da corollario al celebre villaggio e che, per alcuni aspetti, sono
ancora più intriganti e inquietanti. Posti del tutto anonimi e in
cui non ci si fermerebbe mai se non fossero «sulla strada per…». E
invece meritano ampiamente spazio e tempo e un occhio di riguardo,
perché sono davvero tanti i segreti che custodiscono. Un’altra meta,
del tutto particolare, è in Italia. Anche qui c’è un parroco che,
negli stessi anni in cui Saunière crea il suo regno, realizza un
impero, con ville favolose (dieci volte più grandi e lussuose di
Villa Betania), montagne di denaro e riconoscimenti così prestigiosi
da apparire assurdi se si tiene conto che era solo un semplice
parroco di un piccolo paese. Non voglio anticipare altro perché, ne
sono certo, sarà una vera sorpresa e del tutto inedita. Ma troverete
anche altri parroci e altre chiese dal grande fascino; un corollario
di stranezze ed enigmi che lasciano aperti tanti spiragli da cui
filtra un po
L'AUTORE
Giorgio
Baietti laureato in Lettere e in Sociologia, è insegnante e
giornalista, oltre che studioso di storia alternativa ed esoterismo.
Dal 1986 si occupa del mistero di Rennes-le-Château, dove è
praticamente di casa e trascorre diversi periodi dell’anno, in
un’abitazione che è situata proprio di fronte alla chiesa della
Maddalena e al castello medievale. È autore del libro su
Rennes-le-Château che ha riscosso maggiore successo in Italia
(L’enigma di Rennes-le-Château, Edizioni Mediterranee, 2003) e di
altri saggi e racconti sullo stesso tema. Da molti anni tiene
conferenze e seminari in tutta Italia e ha partecipato a diverse
trasmissioni televisive e radiofoniche. Il suo sito è
giorgiobaietti.interfree.it
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