Che
cos'hanno in comune il "Libro di Toth", un papiro antichissimo che
racchiudeva segreti capaci di conferire poteri straordinari, le
"Stanze di Dzyan", il libro a cui deve il suo successo (e la sua
rovina) Madame Blavatsky, la "Steganographia" dell'abate Tritemio,
grazie alla quale era possibile inviare messaggi tramite l'uso di
linguaggi magici, i Manoscritti Voynich (composti in una lingua
indecifrabile, il cui autore secondo alcuni sarebbe Ruggero Bacone),
quelli Mathers (all'origine della Golden Dawn) ed "Excalibur", il
libro di L. Ron Hubbard - fondatore di Scientology - che avrebbe
condotto alla pazzia i suoi lettori? Secondo Jacques Bergier sono
tutti "libri maledetti", distrutti o censurati perché giudicati
troppo pericolosi. Ma da chi? E perché? L'autore, attraverso indizi
e testimonianze, ricostruisce l'esistenza di un'associazione di
"Uomini in Nero", un gruppo di misteriosi individui dall'aspetto
sinistro, antichi quanto il mondo, il cui compito sarebbe quello di
mantenere l'evoluzione della civiltà umana entro binari
prestabiliti, soffocando sul nascere quelle idee "diverse e
pericolose" che potrebbero orientare l'uomo verso direzioni non
desiderate. Il libro di Bergier può essere definito un vero e
proprio esempio di «storia alternativa», un testo che scava nel
sottosuolo dei fatti registrati dalla cronaca, alla ricerca di
radici che affondano in zone insospettate della storia. Un'opera che
semina dubbi inquietanti e che si muove vertiginosamente tra
Occidente e Oriente, lungo un sentiero di conoscenza negata ma non
dimenticata.
L'AUTORE
JACQUES BERGIER,
ingegnere, chimico, alchimista, spia, giornalista e scrittore, è una
delle personalità più intriganti del XX secolo. Tra i suoi libri
editi in Italia ricordiamo: Il mattino dei maghi (scritto con Louis
Pauwels); Il paranormale: telepatia, chiaroveggenza, premonizioni;
Il libro dell'inspiegabile.
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