Torna alla sezione Foto di Fantasmi

Collabora con il Sito

  
  
   
 

Il Fantasma di Caterina Sforza

a cura di Maxim79 & Vale

     

Circa tre anni fà sentii parlare del Castello di Dozza e dei sui “fantasmi“ da una sensitiva di Bologna che, svariate volte recatasi sul luogo, percepiva delle presenze. Incuriosito dal racconto di questa signora, incominciai a fare ricerche in giro, ed a chiedere ad altri sensitivi se conoscevano il luogo e se percepivano qualche cosa. Scoprii con molto stupore che tutti percepivano delle presenze all’interno di questo castello. Incominciarono le ricerche: visitai il castello svariate volte senza notare nulla di strano, e soprattutto senza riscontrare una “leggenda che parlasse di fantasmi” dal personale del castello. Fino a quando un giorno….Decisi di visitare nuovamente il castello a seguito di una sensitiva che già in passato mi aiutò in diversi casi. Girammo tutto il castello e scattai foto in punti particolari da lei indicati. Mia sorpresa fu quando tornato a casa, scaricando le foto, mi trovai di fronte questa…

La foto scattata nella cucina del castello, era molto scura e particolare (nonostante l’uso del flash e di una buona luce globale), a differenza di tutte le altre scattate quel giorno. Osservandola meglio notai quello che era il contorno di una figura femminile.

La cosa mi lasciò sbalordito… nel punto segnalato dalla sensitiva era comparsa nella foto una "presunta" presenza. Incuriosito dal fatto approfondii le ricerche, e raccogliendo testimonianze dalla popolazione sia locale che non, scoprii che spesso all’interno del castello di Dozza era stato visto il fantasma di Caterina Sforza. Ed ecco che quella foto con quei contorni femminili appena delineati prendevano un nome nella mia mente: Caterina Sforza (ci tengo a specificare che in seguito a quanto raccolto dalle testimonianze attribuisco lo scatto da me fatto alla figura di Caterina Sforza; naturalmente è solo un mio collegamento attribuito ad un riscontro di fatti e leggende). Di seguito riporto una foto della cucina senza alcuna presenza e una foto che ritrae Vale in abiti dell’epoca che ricostruisce la postura della presunta presenza comparsa nella mia foto.

In seguito tornammo con lo staff completo di "Daltramontoallalba.it" a visitare nuovamente il castello. Fu, più che altro, un giro turistico; ma mentre visitavamo una delle stanze (quella con il quadro della famiglia Campeggi)

mi ricordai che la medium mi segnalò anche quel punto, quindi scattai delle foto. Scaricate a casa riscontrai delle anomalie sul volto della bambina…

...e nel braccio della ragazza (anche se in questo caso, pur essendo molto particolare, sono scettico riguardo alla foto).

Il 18 novembre ’03, mi recai al castello per fare delle foto in abiti medioevali…sorpresa!!! In quella che era la sala d’armi mi ritrovai una foto dove compariva un classico globulo-sfera luminosa (ORB), difficilmente attribuibile ad un difetto dello scatto. 

CHI ERA CATERINA SFORZA?

Caterina Sforza nacque nel 1463; figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza e di Lucrezia Landriani. Galeazzo Maria sforza era il figlio di Francesco Sforza, il quale, unitosi in matrimonio con Bianca Maria Visconti, pretese ed ottenne il ducato di Milano. Il padre di Francesco era Muzzio Attendolo, chiamata Sforza, il quale fece fortuna verso la fine del XIV sec. seguendo la compagnia di Alberico da Barbiano. Lucrezia Landriani era moglie di Gian Pietro Mandriani, siniscalco di corte. Quando Bona di Savoia, sorella della moglie del re di Francia, sposò Galeazzo Maria sforza, le venne affidata Caterina; da allora ella fu considerata sua figlia a tutti gli effetti. La data ed il luogo di nascita di Caterina non sono conosciuti; ma si ipotizza che ella sia nata, circa, nel 1462. Per quanto riguarda il luogo di nascita alcuni menzionano Milano, altri Pavia. Da principio Caterina fu educata a corte dalla nonna Bianca Maria Visconti (la madre di Galeazzo Sforza), e successivamente dalla moglie del duca Bona di Savoi.  Fu data in moglie a di Girolamo Riario nel 1477, nipote del Papa Sisto IV e signore di Imola ( e dal 1480 anche signore di Forlì ). Egli era originario di Savoia, figlio del calzolai Paolo Riario. Il Macchiavelli descrisse questo Girolamo Riario come un uomo di bassissima e vile condizione. Con la morte del Papa Sisto IV, Caterina si impossesso del Castel Sant’Angelo, a Roma, nel 1484. Nel 1488 il marito di Caterina venne assassinato; Forlì si consegnò al Papa e Caterina preferì rifugiarsi nella rocca di Ravaldino. Fu quando venne liberata da Sforza e da Bentivoglio che si impadronì nuovamente della signoria di Forlì, la quale, insieme alla signoria di Imola, le sarebbe servita come reggente per il figlio Ottaviano. Successivamente contrasse matrimonio, in segreto, con il castellano di Ravaldino Iacopo Feo. Pian piano Caterina era riuscita ad acquistare una notevole importanza nel campo della politica italiana, soprattutto con la morte di Carlo VIII. Per preservare la propria posizione, fu pianificata una alleanza strategica dapprima con gli Aragonesi, successivamente con i francesi, ed in fine con Firenze. Dopo la morte di Iacopo, nel 1945, Caterina attuò una sua vendetta per la perdita subito, ma successivamente ella contrasse nuovamente matrimonio, sempre in maniera segreta, con Giovanni de’ Medici. Dalla loro unione nacque colui che sarà poi Giovanni delle Bande Nere. Nel 1499 Cesare Borgia, conosciuto come il Valentino, figlio del Papa Alessandro VI, con l’intenzione di occupare la Romagna, conquistò la via ferrarese, arrivando nei pressi di Imola. La stessa città di Imola, rendendosi conto dell’inutilità di una resistenza, si consegno a Valentino; ma anche le piccole fortificazioni vicine caddero di fronte al numeroso esercito del Valentino. Solo i castello di Dozza e del Gabriele del Picca continuarono ostinati la loro resistenza; la loro resistenza fu però vana, ed in fine cedettero anche loro. Anche Forlì fu travolta dall’esercito del Valentino, e Caterina divenne prigioniera di Cesare Borgia (12 gennaio 1500); quest’ultimo la sottopose a numerose umiliazione. In fine però Caterina venne liberata per volontà della Francia. Ella si ritirò a Firenze, ove morì il 28 maggio 1509. La figura di Caterina, anche dopo la sua morte, rimase molto forte. Le si attribuivano conoscenze farmaceutiche, alchemiche e magiche; ma anche amicizie come quella con il misterioso speziale di Forlì Ludovico Alberini. Ma soprattutto nota rimase la sua indole vendicativa.

QUALCHE CURIOSITA' LEGATA A CATERINA SFORZA

Fare “tonto di Caterinona” è un’espressione tipicamente romagnolo per dire che qualcuno è un “finto tonto”; cioè colui che finge di essere poco intelligente per poter estorcere o ingannare il suo interlocutore. Il termine deriva da una abitudine di Caterina Sforza: ella infatti, si tramanda, mandava dei suoi uomini nelle campagne e nelle città. Questi dovevano fingere di essere stranieri, e quindi di non comprendere bene la lingua, o di essere ritardati. Il loro scopo era di farsi dire quali fossero le opinioni in merito al governo cittadino, o quali fossero comunque i loro malcontenti. Caterina poteva così essere informata dell’umore del suo popolo e poter prendere le giuste decisioni su ciò che andava fatto. Si dice che Caterina Sforza, incinta di sette mesi, fu fatta prigioniera. Ma grazie a piccoli trucchi ed inganni, riuscì a rifugiarsi in un piccolo castello a lei ancora fedele. I suoi figli Ottaviano e Cesare, meno fortunati, furono però catturati e portati fuori dalle mura del castello che offriva ancora protezione a Caterina. I loro prigionieri miravano al senso materno di Caterina; erano convinti che le urla dei suoi figli l’avrebbero convinta ad arrendersi per salvar loro la vita. Ma la stravagante Caterina, che stava riposando, appena seppe di quanto stava accadendo, salì nella torre del castello. Da sopra i merli, ancora in camicia, a piedi nudi e con i capelli sciolti, osservò per qualche istante i figli implorarle di salvare loro la vita. Ma Caterina sollevò la tunica e gridò che, anche se le avessero ucciso i figli, ella aveva ciò che le occorreva per poterne fare degli altri: “Ho qui lo stampo per farne degli altri”. 

UN PO' DI STORIA SUL CASTELLO DI DOZZA

Il Castello di Dozza ha una storia complessa e lunga che si lega a quella della vicina Imola. Fu luogo conteso da longobardi e bizantini, fu assegnato alla chiesa Imolese da Carlo Magno. Nel 1087 l’emergente comune di Bologna lo conquistò e lo fortificò, iniziando così una secolare lotta con Imola. Nel 1150 il vescovo di Imola, forte di una bolla papale, diede il feudo di Dozza alla famiglia Guiccioli, ma lo scontro tra Guelfi e Ghibellini causò più volte danni al castello. Nel 1198 Bologna se ne impadronì e nel 1209 fu saccheggiato e distrutto dalle truppe imperiali di Ottone IV diretto a Roma. Una decina d’anni più tardi fu ricostruito da Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme e comandante dell’esercito papale, ma nel 1248 il papa lo fece prendere e distruggere, perché divenuto covo di Ghibellini agli ordini di Imola. Due anni dopo fu ricostruito, ma poco dopo una terribile pestilenza decimò gli abitanti. Verso la fine del Duecento fu occupato dagli Alidosi, per cui fu riconquistato e distrutto nuovamente dalle truppe di Bologna e di Imola. Il Trecento vide un continuo passamano del castello di Dozza. Nei primi anni del secolo, Imola se ne impadronì, ma Bologna lo riprese nel 1310 e lo fortificò sotto la guida di Romeo Pepoli. Una nuova rivolta degli Imolesi portò ad una ennesima riconquista del castello da parte di Bologna. A seguito delle vittorie del cardinale Albornoz , nel 1360 il papa ristabilì il potere in Romagna ed a Bologna, per cui potè disporre anche di Dozza che affidò agli Alidosi. Anche nel quattrocento Dozza passo più volte di mano. Bologna se ne impadronì agli inizi del secolo, nel 1410 fu ripreso dal capitano di ventura Alberico da Barbiano, per cui il papa lo restituì agli Alidosi. Nel 1441 passò ai Manfredi e poco dopo a Girolamo Riario, e dopo il suo assassinio alla moglie Caterina Sforza. Fu lei che lo fece ricostruire in forme rinascimentali dall’architetto fiorentino Giorgio Marchesi che ne fece una fortezza capace di resistere alle nuove potenti artiglierie, come si può ancora vedere dal sorprendente spessore dei muri di una decina di metri circa. Nel 1499 il castello di Dozza subì l’ultimo assedio della sua travagliatissima storia. Le truppe papali del Valentino strapparono Imola alla coraggiosa Caterina Sforza, per cui anche Dozza dovette cedere. Nel Cinquecento, finito il tempo della guerra, il castello di Dozza subì attacchi con “carta bollata”. Nel 1504 il papa assegno quel castello ad Imola e nel 1528 lo diede in feudo ai Malvezzi di Castel Guelfo come pagamento di ingenti somme ricevute, ma due anni dopo concesse il feudo al cardinale Lorenzo Campeggi, che vantava grosse somme dalla Camera Apostolica. Questa situazione diede origine ad una lunghissima causa tra i Malvezzi, e i Campeggi, i loro eredi ed anche Imola che provò a reclamare i suoi antichi diritti. La causa si risolse da sola: l’ultima Campeggi sposò un Malvezzi e così il loro figlio Emilio Malvezzi Campeggi divenne signore di Dozza, finche Napoleone non abolì il feudo.

       

   Segnala questo articolo

Informazioni o Contatti

   Torna su